DISCORSO DEL SEGRETARIO GENERALE

AL MUSEO EBRAICO 

New York, 7 novembre 2019 

[trascrizione]

 

 

Sig. Klein, [vicepresidente del Museo],

ambasciatore Danon,

sig.ra Heideman, [presidentessa di “March of the living”],

signori e signore,

è un grande onore unirmi a tutti voi per ricordare l’anniversario del pogrom della Notte dei Cristalli.

La Notte dei Cristalli non fu solo la notte dei vetri infranti; fu anche la notte delle vite infrante, delle famiglie infrante, delle società infrante, dei sogni infranti.

E come sappiamo, quella tremenda notte di terrore orchestrato dal governo fu seguita da giorni, mesi e anni di orrore incalcolabile, esposto qui in modo così tragico e commovente.

Una mostra così forte come quella su Auschwitz che abbiamo visto, rimane veramente impressa; e davvero mi è rimasta molto impressa da quando sono venuto per la prima volta a visitarla sei mesi fa.

Ci chiama a dare testimonianza. E ci convoca a parlare. In fin dei conti, “Mai più” significa continuare ancora e sempre a raccontare la Storia; specialmente di questi tempi.

Come ci ricorda il titolo della mostra, l’odio, l’antisemitismo e l’Olocausto sono “Non molto tempo fa. Non molto lontano.”

Lo percepisco molto a livello personale, essendo cresciuto in Europa all’indomani della discesa dell’intero continente nella depravazione; e sapendo che secoli fa il mio stesso paese aveva toccato il fondo della discriminazione, espellendo tutti gli ebrei, con un gesto di assoluta crudeltà. E tra l’altro non fu un gesto di assoluta crudeltà, questo che fece soffrire terribilmente molte persone: fu una totale stupidità.

Il Portogallo ha pagato un prezzo enorme per questo, con la mancanza di sviluppo; e paesi come l’Olanda, dove  arrivarono molti ebrei dal Portogallo dopo lungo girovagare, hanno ricevuto enorme beneficio dal loro contributo. E uno dei momenti più emozionanti della mia vita fu la mia prima visita alla cosiddetta Sinagoga Portoghese di Amsterdam (per chi non c’è stato, consiglio caldamente una visita, è uno stupendo edificio del 17°secolo), ed ebbi l’opportunità di andarci come Primo Ministro del Portogallo per presentare la legge che avevamo appena approvato per revocare l’editto di espulsione del 16°secolo; ma fui decisamente impressionato dal fatto che la sinagoga era vuota.

Quella stessa comunità ebraica che era stata espulsa dal Portogallo, fu completamente eliminata dal nazismo durante la Seconda Guerra Mondiale, cosa che dimostra come l’antisemitismo continui a perpetuarsi, ripetendosi nella Storia in modi diversi e tragici.

Lo percepisco vivamente oggi anche come capo di un’Organizzazione che ha il compito di prevenire genocidi e altri gravi crimini, ma che vede e sente ogni giorno (come voi) avvisaglie agghiaccianti della persistenza dell’antisemitismo, il ritorno di slogan e simboli nazisti, la crescente minaccia di gruppi di supremazia bianca, e altre forme di intolleranza.

Quindi è giusto e necessario che ci raccogliamo stasera a ricordare l’Olocausto e gli eventi che ebbero luogo il 9 e 10 novembre 1938.

Un membro del mio staff, che è qui con noi oggi, di recente mi ha raccontato che suo padre, a 16 anni, quella sera a Lipsia, era rimasto intrappolato fuori, sulla via di casa, mentre attorno a lui cominciava a turbinare la violenza.

Si mosse furtivamente, di portone in portone, mentre la calca di persone si ingrossava.

E proseguì lentamente, di strada in strada, mentre le fiamme guizzavano alte, divorando negozi ebrei, case e templi.

Riuscì ad arrivare a casa, salvo ma sconvolto. La sua famiglia viveva in Germania da molti anni, ricca e ben integrata. Hitler era sempre parso loro un’aberrazione, e anche un buffone, perlomeno quando lo sentivano alla radio.

Cinque mesi dopo, questo ragazzo scappò via dalla Germania con i suoi parenti stretti, andando a finire negli Stati Uniti, e sono molto contento di poter lavorare con suo figlio.

Ma la sua cerchia più ampia di parenti non fu altrettanto fortunata; decine di loro perirono nei campi di concentramento.

Perciò davvero questa mostra non è solo un esercizio per guardare al passato, ci aiuta a valutare il nostro presente, e a riconoscere il bisogno di una vigilanza continua.

Anche solo negli ultimi mesi, in giro per il mondo, abbiamo assistito ad atti di vandalismo su tombe ebraiche, alla deturpazione di un monumento all’Olocausto, all’incendio di una scuola di cultura ebraica e alla diffusione di vile propaganda contro gli ebrei.

E naturalmente, è passato poco più di un anno dal peggior attacco antisemita nella Storia degli Stati Uniti, alla sinagoga Tree of Life di Pittsburgh. Sono stato orgoglioso di prendere parte a una dimostrazione di solidarietà interreligiosa in un tempio qui a New York, nei giorni immediatamente successivi.

Decenni dopo l’Olocausto, l’odio più vecchio del mondo è ancora qui con noi.

Anche altre forme di intolleranza stanno riscuotendo il loro tributo di morte, dai bombardamenti alle chiese, ai massacri nelle moschee, fino alle aggressioni a migranti e rifugiati.

L’odio uccide.

L’odio funziona anche in modi insidiosi per minare le relazioni tra le persone e le basi della società.

Nella loro ricerca al potere, alcuni leader politici stanno cinicamente portando le disgustose opinioni dei gruppi estremisti nell’opinione pubblica. Lo vediamo sia nei regimi autoritari che nelle democrazie liberali.

Il mondo del web ha dimostrato di essere un vantaggio per il bigottismo e la misoginia violenta.

Terroristi e neonazisti stanno intensificando il reclutamento e la radicalizzazione.

Sono astuti come qualsiasi commerciante di Madison Avenue.

Sono tecnologicamente esperti come qualsiasi teenager moderno. Anzi, in molti casi gli adolescenti sono la loro prima preda.

Questi gruppi pubblicano video sulle ultime piattaforme e app, spesso appositamente progettate per attirare giovani il più delle volte inconsapevoli.

I loro messaggi sono pieni di false promesse di gloria e di vero incitamento rivolto alle persone più vulnerabili della società.

Genitori, insegnanti, leader politici: dobbiamo agire tutti tempestivamente prima che l’odio occulto diventi una nuova manifesta e allarmante abitudine.

Le Nazioni Unite sono pienamente impegnate in questa lotta.

Sfruttando il nostro potere di riunione, i nostri meccanismi per i diritti umani e il nostro impegno per società pacifiche, inclusive e prospere, a giugno ho lanciato una strategia delle Nazioni Unite e un piano d’azione per affrontare i discorsi di odio.

L’istruzione deve essere la chiave di questo approccio preventivo, e oggi voglio annunciare che intendo convocare una conferenza sul ruolo dell’educazione nell’affrontare e costruire la resistenza contro le parole di odio.

Ci stiamo anche concentrando sulla protezione dei siti religiosi in seguito alle atroci aggressioni verso le moschee in Nuova Zelanda, ai bombardamenti alla chiesa in Sri Lanka nel periodo pasquale e ad altre offensive. Proprio il mese scorso in Germania, un uomo armato ha ucciso due persone mentre cercava di attaccare una sinagoga durante lo Yom Kippur, la festività più importante del calendario ebraico.

Due mesi fa, lavorando con il mio Alto Rappresentante dell’Alleanza delle civiltà, ho lanciato un piano d’azione in aiuto degli Stati membri a garantire ai fedeli di osservare i loro riti in pace. I luoghi di culto in tutto il mondo devono essere paradisi sicuri per la riflessione e la pace, non luoghi di spargimento di sangue e terrore.

Il mese scorso, il Relatore speciale delle Nazioni Unite sulla libertà di religione o credo ha presentato il suo ultimo rapporto, sottolineando che l’antisemitismo è “tossico per la democrazia e per il rispetto reciproco dei cittadini”.

E, naturalmente, le Nazioni Unite e il Programma di sensibilizzazione sull’Olocausto continua il suo lavoro in tutto il mondo con istituzioni educative, come lo Yad Vashem, museo del patrimonio ebraico.

L’imperativo di uguaglianza e dignità umana sarà anche alla base della celebrazione del 75° anniversario delle Nazioni Unite il prossimo anno.

Attraverso questo lavoro, i giovani devono essere al centro.

Domani presso la sede delle Nazioni Unite, 100 studenti delle scuole superiori e i loro insegnanti parteciperanno a un seminario sull’impatto dell’Olocausto sui giovani. Spero che questo esercizio sia di ispirazione a fare ancora di più per sfidare l’odio, l’antisemitismo e difendere i diritti umani.

Le persone non sono nate per odiare; l’intolleranza viene appresa e quindi può essere prevenuta e disimparata.

Continuerò a parlare di antisemitismo, razzismo e altre forme di odio.

La mostra che abbiamo visto, “Non molto tempo fa. Non lontano da qui”, ci obbliga a lavorare sul qui e ora per salvaguardare e difendere i valori universali di tutti.

Grazie.