I progressi compiuti per ridurre il rischio di catastrofi sono “deboli e insufficienti”

Gli Stati Membri si sono incontrati per revisionare i progressi compiuti nell’attuazione del Quadro di Riferimento di Sendai per la Riduzione del Rischio di Disastri – un accordo storico del 2015 per ridurre i danni, le perdite e i decessi causati dai rischi naturali e antropici entro la fine del decennio.

Durante l’incontro è stata adottata una dichiarazione politica che, in parte, invita a migliorare i meccanismi nazionali di condivisione dei dati e delle analisi sul rischio di catastrofi, anche a livello regionale e internazionale.

Cambiare l’andamento ora

Per il presidente dell’Assemblea generale Csaba Kőrösi, la revisione intermedia è stata “la nostra ultima occasione prima del 2030 per cambiare insieme questo andamento”, sottolineando la necessità critica di agire.

“Dopo otto anni, dobbiamo ammettere che i nostri progressi non hanno tenuto il passo con l’urgenza dei nostri giorni. Il numero noto di persone colpite da catastrofi è aumentato di 80 volte dal 2015”, ha dichiarato Kőrösi.

Un punto di svolta

La gestione del rischio non è un’opzione ma un impegno globale, ha dichiarato il Vice Segretario Generale delle Nazioni Unite all’assemblea.

“Il nostro mondo si trova in un punto di svolta nella storia. Nel momento in cui rivediamo il nostro percorso a metà strada dal 2030, dobbiamo riconoscere che i progressi sono stati deboli e insufficienti”, ha dichiarato Mohammed.

Poiché i Paesi non hanno raggiunto gli impegni assunti in materia di clima e sviluppo sostenibile, i disastri naturali che avrebbero potuto essere evitati hanno causato centinaia di migliaia di vittime e costretto milioni di persone a sradicarsi, soprattutto donne, bambini e altri gruppi vulnerabili.

La situazione si è aggravata a causa della pandemia di COVID-19 , della “tripla crisi” del cambiamento climatico, della perdita di biodiversità, dell’inquinamento, dell’aumento del costo della vita, della disuguaglianza alle stelle e della guerra in Ucraina.

Altre minacce derivano da omissioni strutturali di amministrazione all’interno dei sistemi bancari e finanziari globali, mentre gli scienziati mettono in guardia dagli impatti a cascata e irreversibili del riscaldamento globale.

“Affrontare queste sfide significa cambiare la nostra risposta al rischio attraverso un approccio sistemico, un’azione collaborativa e l’impiego rapido e agile di risposte per prevenire, gestire e mitigare i rischi globali”, ha dichiarato.

La direttrice dell’Ufficio delle Nazioni Unite per la Riduzione del Rischio di Catastrofi (UNDRR), Mami Mizutori, ha osservato che dal 2015 non ci sono state solo tempeste e disordini.

Ad esempio, un numero crescente di governi ha istituito o aggiornato i sistemi nazionali di contabilità delle perdite e c’è stato un aumento significativo del numero di Paesi con strategie nazionali per la riduzione del rischio di catastrofi.

Tuttavia, i progressi restano disuguali. Inoltre, i rischi che si trasformano in disastri continuano ad avere un impatto sproporzionato sui Paesi meno sviluppati, sui piccoli stati insulari in via di sviluppo, sui paesi in via di sviluppo senza sbocco sul mare, sui paesi africani e sui Paesi a medio reddito.

“Poiché i rischi vengono trascurati, le catastrofi si materializzano più rapidamente, superando la nostra capacità di farvi fronte, con conseguenze sempre più gravi per le persone, i mezzi di sostentamento, la società e gli ecosistemi da cui dipendiamo”, ha dichiarato.

“L’imperativo di realizzare i risultati, gli obiettivi e i traguardi del Quadro di Riferimento di Sendai per la Riduzione del Rischio di Disastri è oggi più importante che mai”.

La storia di un sopravvissuto

Questo punto è stato ulteriormente sottolineato da Mustafa Kemal Kılınç, turco, sopravvissuto al devastante terremoto di febbraio che ha ucciso più di 50.000 persone.

Lo studente universitario di 23 anni stava visitando la famiglia nella sua città natale, Hatay, quando la catastrofe ha ridotto in macerie migliaia di edifici, lasciando innumerevoli persone senza casa.

“Sono qui oggi perché il nostro edificio non è crollato. Questo perché il nostro appaltatore ha applicato standard elevati per rendere il nostro edificio antisismico”, ha detto.

Mustafa e la sua famiglia – sette persone in totale – hanno vissuto nella loro auto per una settimana, tra temperature gelide e forti piogge, prima di trasferirsi in un vagone ferroviario. Alla fine si sono sistemati presso parenti nel loro paese e sono tornati ad Hatay alcune settimane dopo.

“Non possiamo prevedere le calamità naturali. Ma possiamo certamente essere preparati quando e dove si verificheranno”, ha detto. “Spero che grazie al vostro lavoro ci siano meno vittime di disastri come me nel mondo”.

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