24 giugno viene dichiarata Giornata Internazionale delle donne nella diplomazia

La data del 24 giugno viene dichiarata Giornata Internazionale, l’Assemblea generale sottolinea quanto la partecipazione delle donne nella diplomazia sia fondamentale per raggiungere la pace e la democrazia

In uno scroscio di applausi, l’Assemblea Generale ha proclamato il 24 giugno di ogni anno la Giornata Internazionale delle donne nella diplomazia, adottando per consenso una risoluzione che ribadisce quanto la partecipazione delle donne, a parità di condizioni con gli uomini, a tutti i livelli decisionali sia essenziale per il raggiungimento dello sviluppo sostenibile, della pace e della democrazia.

Hussain (Maldive), presentando la risoluzione, ha affermato che la sensibilità su questa importante questione si sta sviluppando in tutto il mondo. “La partecipazione delle donne ai processi decisionali è assolutamente fondamentale”, ha sottolineato. Tuttavia, troppo spesso, quando le donne scalano la carriera diplomatica, sono in minoranza rispetto ai loro colleghi uomini, e ciò accade anche nella sede centrale delle Nazioni Unite, dove costituiscono solo un quinto dei rappresentanti permanenti.

Ha affermato che, istituendo una Giornata Internazionale, questa risoluzione offre un trampolino di lancio per le Nazioni Unite, i Governi, i Ministeri degli Esteri, la società civile, il settore privato, le scuole, le università e altri soggetti coinvolti per sensibilizzare su questo tema. Inoltre, offre un’occasione annuale per riflettere sulle azioni che possono essere intraprese al fine di raggiungere la piena, equa, efficace e significativa partecipazione delle donne nella diplomazia.

Abdulla Shahid (Maldive), Presidente dell’Assemblea Generale, ha definito un “grande privilegio” aver assistito alla decisione odierna, ricordando che a febbraio, durante un dialogo con un gruppo di esperti composto da donne, era stato lanciato un appello a riconoscere il ruolo indispensabile di queste ultime nella diplomazia proprio tramite una simile ricorrenza.  Ringraziando gli stati membri che hanno continuato il discorso, ha affermato quanto le donne che lavorano nella diplomazia abbiano dato un contributo fondamentale alla formazione dell’attuale sistema multilaterale.

La vicesegretaria generale delle Nazioni Unite Amina Mohammed ha espresso il suo entusiasmo per la decisione presa. Sebbene le donne rappresentino poco più di un terzo dei rappresentanti permanenti del Consiglio di Sicurezza, un numero molto più alto della media, è ancora lontano dall’essere sufficiente. “Dobbiamo fare tutto il possibile affinché le donne siedano al tavolo, le nostre voci vengano ascoltate e i nostri contributi vengano riconosciuti”, ha sottolineato.

In effetti, le donne apportano immensi benefici alla diplomazia, ha affermato. I loro stili di leadership, le loro competenze e le loro priorità aumentano l’importanza delle questioni prese in considerazione e la qualità dei risultati ottenuti. La vicesegretaria ha citato le ricerche che dimostrano che quando le donne fanno parte di governi e parlamenti, approvano leggi e politiche migliori per i cittadini, l’ambiente e la coesione sociale. Promuovere misure per aumentare la partecipazione delle donne ai processi politici e di pace è fondamentale per raggiungere l’uguaglianza sostanziale di queste ultime in un contesto di discriminazione ormai radicata.

Sottolineando che le Nazioni Unite stanno dando l’esempio, ha affermato che l’Organizzazione ha raggiunto la parità di genere all’inizio del 2021 tra i capi e i vice capi missione.  “Stiamo lavorando per mantenerla”, ha assicurato. In Iraq, la messaggistica politica per contrastare la violenza di genere e i discorsi d’odio contro le donne candidate ha portato all’elezione di quasi il 30% di donne al Consiglio dei Rappresentanti nell’ottobre 2021, un record storico. Il Fondo per il Consolidamento della Pace, intanto, sta investendo in iniziative che affrontano il tema della violenza contro le donne in ambito politicoin Guinea Bissau, Colombia e Sierra Leone.

Ha incoraggiato gli stati membri a fare tutto il possibile per promuovere la causa delle donne nella diplomazia “finché non raggiungeremo la parità in ogni Organizzazione, Consiglio e Assemblea Generale”.

Sebbene l’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile numero 5 richieda una partecipazione paritaria delle donne al processo decisionale, ha affermato che tra il 1992 e il 2019 le donne hanno rappresentato il 13% dei negoziatori, il 6% dei mediatori e il 6% dei firmatari nei processi di pace in tutto il mondo.  Nel 2020, hanno rappresentato il 23% delle delegazioni delle parti in conflitto nei processi di pace sostenuti dalle Nazioni Unite, una percentuale che sarebbe stata inferiore senza le misure persistenti da parte dell’Organizzazione. Nella sede centrale delle Nazioni Unite, solo il 21,7% dei rappresentanti permanenti sono donne. È necessario un cambiamento”, ha affermato. Ha chiesto l’integrazione sistematica di una prospettiva di genere per tutta la durata dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.

Simona Popan, rappresentante della delegazione dell’Unione Europea, parlando in qualità di osservatore, ha sottolineato che, nei 76 anni dalla sua fondazione, l’ONU non ha mai avuto un Segretario generale donna. “Fuori da questa sala, c’è un muro dove sono appese tutte le foto degli ultimi 75 Presidenti dell’Assemblea Generale e ci sono solo 4 donne”, ha sottolineato. 

“Non siamo all’altezza delle nostre aspettative”.

La discriminazione e gli stereotipi basati sul genere continuano a ostacolare la piena, equa, efficace e significativa partecipazione e leadership femminile.

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