Aumenta vertiginosamente la domanda di ingredienti ricavati da piante selvatiche vulnerabili

Un nuovo rapporto della FAO mette in evidenza la necessità di un uso sostenibile di tali risorse, a partire dalle “Wild Dozen”, le dodici piante simbolo.

 

Roma – Forse non lo sai, ma in casa potresti avere diversi prodotti realizzati con piante selvatiche vulnerabili.

Se fai un salto in cucina, potresti trovare in dispensa noci del Brasile, soda contenente gomma arabica e tisane alla liquirizia. In bagno potrebbero esserci lozioni al burro di caritè o prodotti per la cura della pelle a base di olio di baobab o di argan. E tra le fragranze del tuo profumo, sul comodino accanto al letto, potresti trovare il franchincenso o il nardo.

Un rapporto pubblicato in data odierna dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), dal titolo Monitoraggio delle specie selvatiche: Valutare i rischi e le opportunità del commercio di ingredienti ricavati da piante selvatiche, fa chiarezza su dodici specie selvatiche simbolo, o “Wild Dozen”, che sono diffuse, a nostra insaputa, in prodotti di uso quotidiano.

Il rapporto, elaborato in collaborazione con TRAFFIC, un’organizzazione non governativa che opera nel settore del commercio mondiale di animali e piante selvatici, e con l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, si prefigge lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’uso sostenibile delle piante selvatiche.

Il documento è stato pubblicato in concomitanza con le celebrazioni della Giornata della Terra 2022, in un periodo caratterizzato da un aumento vertiginoso della domanda mondiale di ingredienti ricavati da piante selvatiche, pari a oltre il 75 percento del valore registrato negli ultimi vent’anni.

Sono migliaia le specie a rischio, prevalentemente a causa della perdita di habitat nonché di altri fattori quali i cambiamenti climatici e lo sfruttamento eccessivo. Del 21 percento delle specie di piante medicinali e aromatiche di cui è stato accertato lo stato di vulnerabilità, il 9 percento sono considerate in pericolo di estinzione. Si calcola che circa 1 miliardo delle popolazioni più vulnerabili del pianeta dipendono da tali specie per la propria sussistenza.

“L’uso sostenibile delle piante selvatiche ha notevoli implicazioni per la sicurezza alimentare e per la sussistenza di milioni di persone in tutto il mondo. È tempo che le piante selvatiche siano prese in seria considerazione nelle iniziative di protezione e ripristino degli habitat, di promozione di sistemi agroalimentari sostenibili e di creazione di economie inclusive, resilienti e sostenibili, soprattutto in questo periodo di ripresa dalla pandemia COVID sul piano internazionale,” ha dichiarato Sven Walter, responsabile del Gruppo prodotti e statistiche forestali della FAO.

 

Domanda e offerta

Le piante costituiscono circa l’80 percento di tutta la biomassa presente sulla Terra e sono fondamentali per il sostentamento degli esseri umani e degli animali, ai quali forniscono cibo, medicinali, ossigeno e rifugio. In talune parti del mondo, le piante selvatiche sono raccolte da alcune delle popolazioni più vulnerabili del pianeta, spesso utilizzando metodi tradizionali tramandati di generazione in generazione.

Nel frattempo, la domanda di ingredienti ricavati da piante selvatiche continua a crescere, soprattutto nei paesi più benestanti. Soltanto negli Stati Uniti, si calcola che nel 2020 i consumatori abbiano speso 11,3 miliardi di dollari di integratori alimentari a base di erbe, mentre, stando ai dati preliminari, sembrerebbe che la pandemia COVID-19 abbia rinnovato l’interesse per l’impiego di specie selvatiche come ingredienti di prodotti della medicina tradizionale e moderna.

Complessivamente, secondo uno studio della Rhodes University in Sudafrica, potrebbero essere fino a 5,8 miliardi le persone nel mondo che fanno uso di piante selvatiche o semi-selvatiche.

Nonostante la loro ubiquità, la loro importanza e le minacce a cui sono esposte, le piante selvatiche sono spesso sfruttate per ricavare vari ingredienti senza che i consumatori ne siano consapevoli e, inoltre, sfuggono al dovere di diligenza delle imprese a causa di una scarsa informazione e dell’assenza di tracciabilità.

Il rapporto intende ovviare a tali criticità fornendo informazioni dettagliate su una selezione di dodici piante selvatiche “simbolo”, denominate “Wild Dozen”, e dei loro usi e proprietà.

 

Le “Wild Dozen”

Le 12 piante selvatiche individuate dal rapporto sono le seguenti:

• Boswellia sacra: diffusa nelle regioni nord-orientali dell’Africa, nonché in Oman, Somalia e Yemen, produce una resina – il franchincenso – utilizzata in aromaterapia, cosmesi e per la produzione di incenso, profumi e medicinali tradizionali. Stato di conservazione: quasi minacciata

• Pygeum africanum: noto anche come Prunus africana, quest’albero cresce nelle foreste dell’Africa tropicale e i suoi estratti sono impiegati per la creazione di prodotti medicinali ed erboristici. Stato di conservazione: vulnerabile

• Albero di caritè (Vitellaria paradoxa): diffuso in tutta l’Africa, dal Senegal all’Uganda, è ampiamente usato sia nell’industria alimentare, come equivalente del burro di cacao, sia nell’industria cosmetica. A livello locale è utilizzato come grasso per una cottura sana. Stato di conservazione: vulnerabile

• Nardo (Nardostachys jatamansi): pianta aromatica perenne che cresce sull’Himalaya e le cui radici vengono raccolte per le loro proprietà medicinali. Stato di conservazione: in pericolo critico

• Gomma arabica (Acacia senegal): questa specie cresce in Africa ed è utilizzata prevalentemente nell’industria alimentare e farmaceutica come additivo, agente emulsionante o stabilizzante. Stato di conservazione: non valutata

• Idraste (Hydrastis canadensis): la specie è nativa della fascia orientale del Nord America ed è usata prevalentemente per la produzione di medicinali. Stato di conservazione: vulnerabile

• Euforbia (Euphorbia antisyphilitica): l’euforbia è originaria del Messico e delle zone poste lungo il confine con gli Stati Uniti. La cera candelilla ricavata da questa pianta era un comune ingrediente delle gomme da masticare. Viene impiegata come additivo alimentare (E902) e nell’industria cosmetica e farmaceutica, nonché per la produzione di cere e vernici industriali. Stato di conservazione: non valutata

• Argan o argania (Argania spinosa): grazie alle sue proprietà anti-invecchiamento, l’olio estratto dai semi dell’argan è particolarmente apprezzato dai consumatori europei e nordamericani di prodotti cosmetici, ma è utilizzato anche per la cura di alcuni disturbi, tra cui l’acne e l’artrite. Cresce in Algeria, Mauritania, Marocco e nel territorio del Sahara occidentale. Stato di conservazione: vulnerabile

• Baobab africano (Adansonia digitata): la varietà Adansonia digitata di questa specie è nativa del continente africano. La polvere di baobab è usata come ingrediente per alimenti e bevande, mentre l’olio ricavato dai suoi semi è una materia prima dell’industria cosmetica. Stato di conservazione: non valutata

• Noce del Brasile (Bertholletia excelsa): pianta esclusivamente selvatica, è sfruttata soprattutto per i suoi frutti energetici, ricchi di nutrienti e sostanze antiossidanti, tra cui magnesio, zinco, proteine e selenio. Il valore legato alla raccolta delle noci ha contribuito alla conservazione di milioni di ettari di foresta amazzonica. Per tale ragione la pianta è spesso considerata il pilastro della conservazione della foresta amazzonica. Stato di conservazione: vulnerabile

• Liquirizia (Glycyrrhiza glabra L.): questa pianta erbacea perenne originaria dell’Eurasia, dell’Africa settentrionale e dell’Asia occidentale è usata prevalentemente a scopo terapeutico, come edulcorante in campo alimentare e nell’industria del tabacco. Stato di conservazione: a rischio minimo

• Ginepro (Juniperus communis): Il ginepro comune (Juniperus communis) è una specie diffusa nelle fasce temperate e subartiche dell’emisfero boreale. Le sue bacche sono una materia prima indispensabile per la produzione del gin, oltre a essere utilizzate come aroma alimentare, olio essenziale e ingrediente nelle applicazioni cosmetiche. Da tempo immemorabile, inoltre, il ginepro è impiegato per scopi sia terapeutici che religiosi. Stato di conservazione: a rischio minimo

Il rapporto, che è a disposizione dell’industria, dei consumatori, degli operatori e degli investitori, elenca le ragioni per cui è necessario prendersi cura di tali ingredienti preziosi, ma spesso sottovalutati, di molti prodotti di uso comune. Se raccolte e coltivate in maniera responsabile, queste risorse possono contribuire alla conservazione della vita selvatica in generale e migliorare la sussistenza di alcune delle popolazioni più emarginate del pianeta.

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