COVID-19 – Ricerca UNCTAD – Possibile calo di $33,1 miliardi nelle esportazioni verso la Cina nel 2020

Una ricerca di UNCTAD mostra che a causa della crisi da coronavirus le esportazioni di prodotti in Cina potrebbero subire una drastica riduzione, con alcune eccezioni.

Secondo un nuovo studio di UNCTAD, quest’anno, il totale delle esportazioni verso la Cina potrebbe subire un calo che va dai 15,5 ai 33,1 miliardi di dollari, una flessione del 46% in rapporto alle proiezioni annuali di crescita precedenti alla pandemia.

Queste previsioni generano preoccupazione per le economie che fanno affidamento sulle esportazioni di materie prime, come fonti di energia, minerali e cereali. Secondo i dati UNCTAD circa un terzo dei paesi in via di sviluppo sono dipendenti dalle materie prime.

Per questi paesi, tra i più vulnerabili del pianeta, le perdite sono stimate tra i 2,9 e i 7,9 miliardi di dollari, o il 9% di perdite in termini di crescita annuale.

Dal momento che la Cina assorbe circa un quinto delle esportazioni mondiali di materie prime, un calo del genere non può che avere un impatto drammatico sui paesi produttori.

“Valutare l’impatto in Cina dice molto sulle possibili tendenze generali” dice Marco Fugazza, un economista UNCTAD che ha condotto lo studio. “Ci fornisce importanti informazioni che possono aiutare i governi ad anticipare quello che potrebbe accadere a livello globale.”

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“Finora, ci sono stati alcuni studi, fatti ad un livello relativamente disaggregato di prodotto, che usano informazioni recenti”, dice Fugazza, aggiungendo che UNCTAD attende statistiche simili da altri grandi mercati come l’Unione Europea, per estendere la sua analisi.

Drammatico calo di energia, minerali e grani

Le esportazioni totali sono ridotte principalmente a causa del drastico calo della domanda cinese di prodotti energetici, minerali e cereali. Le importazioni di gas naturali liquefatti, ad esempio, potrebbero diminuire fino al 10% nel 2020 rispetto a un aumento previsto del 10% prima dell’epidemia di COVID-19.

Secondo lo studio, le importazioni di ferro dovrebbero ancora aumentare, ma la crescita potrebbe diminuire di due terzi, passando da una proiezione di crescita annuale pre-coronavirus del 19% ad appena il 6%. Le importazioni di grano dovrebbero diminuire del 25%, il doppio rispetto a prima della crisi.

Un punto di forza per la soia e il rame 

Mentre le esportazioni della maggior parte delle materie prime rischiano di subire un duro colpo, lo studio prevede un risultato positivo per diversi prodotti agricoli rispetto alle aspettative prima di COVID-19.

Le importazioni cinesi di soia dai Paesi in via di sviluppo dipendenti dalle materie prime, ad esempio, dovrebbero ora crescere del 34%, il 10 % in più rispetto alle previsioni precedenti. Analogamente, il tasso di crescita annuale delle importazioni di rame provenienti da queste nazioni dovrebbe raddoppiare, passando da una proiezione del 5,4% all’11%.

Queste variazioni potrebbero portare a risultati molto diversi trai Paesi. Mentre i grandi esportatori di gas naturali verso la Cina, come il Myanmar, potrebbero vedere peggiorare le loro prospettive commerciali a causa della pandemia di coronavirus, altri paesi come la Guinea Equatoriale potrebbero vedere un aumento esponenziale, ad esempio, delle esportazioni di legname.

I dati lasciano sperare che alcuni effetti di COVID-19 sul commercio possano essere positivi, almeno per alcuni esportatori.

“Una condizione necessaria perché questo accada”, afferma Fugazza, “è la rimozione di qualsiasi intervento commerciale specifico per la pandemia, come le restrizioni all’esportazione”.

Per saperne di più: https://unctad.org/en/pages/newsdetails.aspx?OriginalVersionID=2379

 

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