Dichiarazione di Alice Wairimu Nderitu, consigliere speciale delle Nazioni Unite per la prevenzione del genocidio, sulla situazione a El Fasher, nel Darfur settentrionale

Il sottosegretario generale delle Nazioni Unite e consigliere speciale per la prevenzione del genocidio, Alice Wairimu Nderitu, ribadisce con forza il suo allarme per l’intensificarsi delle violenze a El Fasher, nel Darfur settentrionale, a seguito dell’incontro del 3 giugno con l’inviato personale del Segretario generale delle Nazioni Unite per il Sudan, Ramtane Lamamra.

“Nel mio briefing al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite del 21 maggio, ho lanciato l’allarme sui rischi di violenza su larga scala a El Fasher. Dove i civili erano già stati colpiti in modo sproporzionato da attacchi indiscriminati. A distanza di pochi giorni, le parti in conflitto starebbero continuando a commettere attacchi deliberati. Tra gli altri, contro infrastrutture civili critiche, tra cui strutture mediche e campi per sfollati interni. Dove molti civili innocenti stavano già cercando rifugio dalle insopportabili perdite e sofferenze inflitte a loro e ai loro cari”, ha deplorato.

Il Consigliere speciale avverte che le parti in conflitto continuano a portare avanti le loro campagne militari, ignorando palesemente i molteplici appelli a fermare questa orrenda violenza e a proteggere i civili. Nonché a facilitare un accesso umanitario sicuro, rapido e senza ostacoli. 

Tra il 1° aprile e il 31 maggio, si stima che quasi 130.000 persone siano state sfollate a causa dei combattimenti a El Fasher. La città è stata assediata e l’accesso agli aiuti umanitari e ai servizi essenziali, tra cui acqua, cibo e assistenza sanitaria, rimane fortemente limitato. In molte zone della città si profila la carestia.Tutto ciò è profondamente preoccupante. È indubbio che i fattori e gli indicatori di rischio per il genocidio e i crimini correlati siano presenti e che i rischi stiano aumentando. Le parti in conflitto devono, immediatamente, esplicitamente e senza alcuno spazio per l’ambiguità, chiedere la protezione di tutte le popolazioni civili. Rispettare i loro obblighi in base ai diritti umani internazionali e al diritto umanitario. Nonché alla Dichiarazione di impegno di Gedda per la protezione dei civili. Si sono impegnati a farlo. Devono mantenere la loro parola e il loro impegno senza ulteriori ritardi”, ha ribadito.

Ricordando le sue precedenti dichiarazioni del 15 aprile 2024, del 21 dicembre 2023, del 14 novembre 2023. E ancora quella del 5 settembre 2023, del 13 giugno 2023, del 3 novembre 2022 e dell’8 settembre 2022. Nonché il suo briefing al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite del 21 maggio 2024.

In particolare, il consigliere speciale Nderitu esprime seria preoccupazione per le notizie di attacchi a sfondo etnico contro le comunità non arabe di El Fasher e dintorni, anche da parte delle Forze di sostegno rapido (Rsf) e delle milizie loro alleate.

“La violenza invita ad altra violenza.Ci sono anche notizie di attacchi di rappresaglia contro civili arabi nella regione.Se la violenza non cessa ora, i numerosi sforzi internazionali, regionali e comunitari per ripristinare in modo duraturo il già fragile tessuto sociale della regione rischieranno un’altra grave battuta d’arresto.Non possiamo e non dobbiamo permettere che questo accada”, ha implorato.

“Se da un lato solo le parti in conflitto possono fermare i combattimenti, dall’altro la comunità internazionale ha la responsabilità di intervenire per proteggere il popolo sudanese dai fattori di rischio esistenti e crescenti di genocidio e crimini correlati.Ribadisco il mio appello alla comunità internazionale, compresi il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, l’Unione Africana e l’Autorità Intergovernativa per lo Sviluppo, nonché la Lega degli Stati Arabi, affinché intraprendano tutte le azioni possibili per proteggere urgentemente i civili sudanesi e per creare un ambiente favorevole a una risoluzione pacifica e duratura del conflitto.”.

“Le ostilità devono cessare immediatamente e in modo permanente – a El Fasher e nell’intero territorio del Sudan. Le opportunità di dialogo coordinato devono essere accelerate e concertate, riconoscendo le diverse voci del popolo sudanese, dalla società civile, alle donne, ai giovani, ai leader tradizionali e religiosi. Tutte le sedi di dialogo devono essere esplorate e accelerate con urgenza”, ha sottolineato.

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