Esperti ONU sui diritti umani: la comunità internazionale non ha garantito giustizia sul caso Kashoggi

Regional Representative for Europe, UN Human Rights Office (OHCHR), Birgit Van Hout; UN Special Rapporteur, Agnès Callamard; Fiancée of Jamal Khashoggi, Hatice Cengiz, at press briefing in Brussels
Regional Representative for Europe, UN Human Rights Office (OHCHR), Birgit Van Hout; UN Special Rapporteur, Agnès Callamard; Fiancée of Jamal Khashoggi, Hatice Cengiz, at press briefing in Brussels (Credit UNRIC Brussels)

La comunità internazionale non sta ottemperando al proprio dovere di punire i responsabili dell’omicidio del giornalista saudita Jamal Kashoggi, ha spiegato la relatrice speciale ONU sulle esecuzioni extragiudiziali, sommarie o arbitrarie Agnès Callamard nella conferenza stampa svoltasi a Bruxelles lo scorso 3 dicembre.

 

“Voglio denunciare l’apparente riluttanza e passività della comunità internazionale a chiedere all’Arabia Saudita di rendere conto dell’uccisione. È stata un’esecuzione statale, non un’operazione canaglia”, ha detto la Callamard, che si trova a Bruxelles per aggiornare i i vertici UE sulla propria azione.

Khashoggi – ucciso nel Consolato dell’Arabia Saudita a Istanbul nell’ottobre 2018 – è stato vittima di un’esecuzione extragiudiziale premeditata, afferma il rapporto pubblicato dalla relatrice speciale nel giugno di quest’anno. Il rapporto individua inoltre lo Stato dell’Arabia Saudita come responsabile dell’uccisione, con 15 agenti che hanno utilizzato mezzi statali per giustiziare Khashoggi.

Hatice Cengiz, la fidanzata della vittima, presente alla conferenza stampa, ha chiesto un’indagine penale obiettiva e aperta.

“Chiunque sia colpevole, vogliamo perda il sonno per questo”, ha detto ai giornalisti. “Ho perso la persona che amavo. Ho visto la risposta della comunità internazionale e constatato che non stava facendo nulla, così ho sentito la responsabilità personale di agire e parlare”.

Callamard ha esortato la comunità internazionale a disporre di mezzi più efficaci per combattere tali uccisioni arbitrarie in modo più efficiente. L’esperta ONU ha inoltre chiesto uno strumento investigativo permanente con una serie di mandati, compresa la capacità di indagare sulle uccisioni mirate di giornalisti e difensori dei diritti umani ai fini dell’azione penale.

“Nel sistema internazionale c’è una lacuna che Jamal Khashoggi ha rivelato. Ora dobbiamo assicurarci che questo divario sia affrontato, come parte della giustizia per il suo omicidio”, ha detto ai giornalisti. La Callamard sta anche lavorando all’istituzione di una task force che darebbe ai relatori speciali una maggiore capacità di prevenire e rispondere alle violazioni come le uccisioni mirate.

Il rapporto di giugno sull’omicidio Khashoggi ha invitato l’Arabia Saudita a rilasciare le persone incarcerate per aver espresso pacificamente le loro convinzioni. Per Hatice Cengiz, dare voce a queste persone fornirebbe una qualche forma di giustizia per il suo fidanzato.

“Non c’è giustizia per Jamal; non tornerà. Era solito lottare per coloro che non hanno voce in capitolo nel suo paese, in modo da poter dare loro un po’ di voce”. Risolvere anche solo un aspetto di questa questione, significherebbe ottonere qualcosa anche a nome suo”, ha detto.