FAO: i prezzi dei prodotti alimentari continuano a crescere

Nonostante una prima stima rosea per la produzione di grano nel 2021, 45 paesi continueranno a necessitare di aiuti alimentari esterni

4 marzo 2021, Roma – A febbraio i prezzi dei generi alimentari sono cresciuti in tutto il mondo per il nono mese consecutivo. Secondo un rapporto pubblicato in data odierna dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), l’aumento sarebbe stato particolarmente marcato per lo zucchero e gli oli vegetali.

L’Indice FAO dei prezzi dei prodotti alimentari, che rileva le variazioni mensili dei prezzi internazionali dei generi alimentari comunemente oggetto di scambi commerciali, ha raggiunto un valore medio di 116,0 punti in febbraio, che costituisce un incremento del 2,4 percento rispetto al mese precedente e del 26,5 percento rispetto a un anno fa.

L’Indice FAO dei prezzi dello zucchero è aumentato del 6,4 percento dallo scorso gennaio, in un contesto in cui un calo della produzione registrato nei principali paesi produttori e un concomitante scatto della domanda di importazioni da parte del mercato asiatico hanno scatenato insistenti timori in merito a una contrazione dell’offerta a livello mondiale. Le prospettive di una ripresa della produzione in Tailandia e un raccolto record in India hanno concorso, tuttavia, a smorzare l’impennata.

L’Indice FAO dei prezzi degli oli vegetali ha guadagnato 6,2 punti percentuali, raggiungendo il valore più alto registrato da aprile 2012. L’aumento è scattato, senza distinzioni, per gli oli di palma, soia, colza e semi di girasole.

In crescita di 1,7 punti percentuali anche l’Indice FAO dei prezzi dei prodotti lattiero-caseari, il cui rialzo è stato trainato dall’incremento delle quotazioni del burro sul mercato delle esportazioni internazionali, dove la domanda costante di importazioni dalla Cina si è scontrata con un’offerta limitata da parte dell’Europa occidentale. I prezzi del formaggio hanno subito una contrazione, riconducibile in parte alla disponibilità di un elevato volume di scorte negli Stati Uniti d’America.

L’Indice FAO dei prezzi dei cereali ha fatto segnare in media un rialzo dell’1,2 percento rispetto a gennaio. La palma del rincaro va al sorgo, i cui prezzi sono cresciuti del 17,4 percento nel corso del mese, in seguito alla tenuta di una forte domanda cinese. I prezzi di mais, frumento e riso sono rimasti stabili o hanno riportato un lieve incremento sulla piazza mondiale.

Più modesto (+0,6 percento) l’aumento dell’Indice FAO dei prezzi della carne, sospinti verso l’alto dalla stretta sui rifornimenti di carne bovina e ovina nelle principali regioni produttrici. Appare invece in controtendenza la dinamica di prezzo della carne suina, il cui calo è frutto di una contrazione degli acquisti da parte della Cina in un contesto di eccezionale eccedenza dell’offerta e di aumento dei maiali invenduti in Germania,  a sua volta risultante dal mantenimento del divieto imposto alle esportazioni verso i mercati asiatici.

Una prima proiezione anticipa livelli record per la produzione di grano nel 2021

La FAO ha inoltre pubblicato il Bollettino sull’offerta e la domanda dei cereali, che contiene aggiornamenti sulle tendenze globali in materia di produzione, consumi, scambi commerciali e scorte.

Stando alle prime stime della FAO, nel 2021 la produzione di grano dovrebbe crescere fino a segnare un nuovo record di 780 milioni di tonnellate, in un contesto in cui le prospettive di produzione compromesse dalle condizioni meteorologiche nella Federazione russa saranno più che controbilanciate da un rimbalzo di produzione nell’Unione europea. Altrettanto rosea la produzione del mais in Sudafrica, che nel 2021 potrebbe raggiungere livelli eccezionali, e nell’America meridionale, dove si attendono volumi al di sopra della media, benché nei paesi a nord dell’equatore non sia ancora stata avviata la semina.

Il Bollettino contiene maggior informazioni e stime aggiornate, tra cui una nuova e più ottimistica previsione per la produzione mondiale di cereali nel 2020, che dovrebbe attestarsi a 2 761 milioni di tonnellate, il che equivarrebbe a un incremento dell’1,9 percento rispetto allo scorso anno, grazie ai migliori risultati riferiti per la coltura del mais nell’Africa occidentale, del riso in India e del grano nell’Unione europea, in Kazakistan e nella Federazione russa.

Le nuove previsioni della FAO per il 2020/2021 parlano di un incremento annuo del 2,0 percento nell’uso dei cereali a livello mondiale, che salirà a 2 766 milioni di tonnellate, e di una crescita del 5,5 percento degli scambi mondiali di cereali, che raggiungeranno i 464 milioni di tonnellate. Al termine del 2021 le scorte cerealicole mondiali dovrebbero attestarsi a 811 milioni di tonnellate, in flessione dello 0,9 percento rispetto a inizio anno, un risultato che farebbe scivolare il rapporto mondiale tra riserve e utilizzo di cereali a un valore del 28,6 percento. L’andamento a saliscendi vede, nello specifico, un probabile incremento delle riserve di riso e frumento a fronte di un calo dei cereali secondari.

In aumento sia la produzione sia il fabbisogno di importazioni di cereali nei paesi a basso reddito con deficit alimentare

Sempre in data odierna è stata inoltre pubblicata la nuova edizione di Prospettive dei raccolti e situazione alimentare, un rapporto trimestrale pubblicato dalla Divisione mercati e commercio della FAO.

Secondo il rapporto, nel 2020 il dato aggregato della produzione di cereali da parte dei 51 paesi a basso reddito con deficit alimentare è salito del 3,0 percento rispetto all’anno precedente, per un totale di 502,4 milioni di tonnellate, un risultato che è stato possibile grazie alla ripresa della produzione nell’Africa meridionale e nel Medio Oriente, che ha controbilanciato le perdite nell’Africa centrale. Nell’esercizio commerciale 2020/2021, tuttavia, sembra destinato a salire anche il fabbisogno aggregato di importazioni di cereali da parte del gruppo, fino a raggiungere i 74,1 milioni di tonnellate, un incremento a cui contribuiranno in buona parte l’Estremo Oriente e l’Africa occidentale.

Le prime proiezioni per la produzione nel 2021 preannunciano un quadro favorevole, anche se la mancanza di piogge in Afghanistan e nel sud del Madagascar comincia a preoccupare.

Secondo il rapporto, saranno 45 i paesi bisognosi di aiuti alimentari esterni, vale a dire Afghanistan, Bangladesh, Burkina Faso, Burundi, Camerun, Cabo Verde, Ciad, Congo, Eritrea, Eswatini, Etiopia, Gibuti, Guinea, Haiti, Iraq, Kenya, Lesotho, Libano, Liberia, Libia, Madagascar, Malawi, Mali, Mauritania, Mozambico, Myanmar, Namibia, Niger, Nigeria, Pakistan, Repubblica araba siriana, Repubblica centrafricana, Repubblica democratica del Congo, Repubblica popolare democratica di Corea, Repubblica unita di Tanzania, Senegal, Sierra Leone, Somalia, Sudan, Sudan del Sud, Uganda, Venezuela, Yemen, Zambia e Zimbabwe.

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