Favola per la giornata sull’alfabetizzazione di Agnese Bizzarri e disegno di Giorgio Pauri

In occasione della Giornata Internazionale dell’alfabetizzazione vi proponiamo una favola di Agnese Bizzarri e il disegno di Giorgio Pauri.

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Non sapeva come fare. Doveva, aveva fretta di dirglielo, non vedeva l’ora. Joan si era innamorato di Maica. Era felice, entusiasta, incredulo. Sentiva il cuore nel petto esplodere. Maica era una bambina dolce, curiosa, piena di gioia e di sole negli occhi. Ma Joan non sapeva come comunicarglielo. Non sapeva né scrivere, né leggere, non aveva ricevuto questo dono prezioso, questa opportunità. Come poteva fare?

Avrebbe potuto regalarle un fiore. Dirle che l’amava così. Ma lei avrebbe capito? Avrebbe potuto pensare ad un gesto galante non all’amore necessariamente. E se fosse stata allergica ai fiori? Avrebbe starnutito invece che gioito.

Avrebbe potuto regalarle un disegno. Ma come raffigurare l’amore? Veramente difficile.

Avrebbe potuto dedicarle una canzone, una musica. Ma la scelta sarebbe stata complicata. Le sarebbe piaciuta la pop, la classica, la rock, la rap?

Avrebbe potuto farle una scultura ma non aveva né la creta, né il gesso.

Doveva trovare il modo giusto. Passò del tempo, il suo sentimento era ancora vivo e profondo, finché un pomeriggio arrivò a casa sua il suo migliore amico, Luca, un ragazzo generoso e gentile. “Ho un regalo per te! Ti cambierà la vita e anche questa situazione!”. Joan non capiva ma appena aprì il pacchetto vide un alfabetiere: uno strumento per imparare le lettere, a leggere quindi a scrivere.

Era il più felice del mondo, era un regalo caduto a pennello in quel momento.

Luca passava le giornate insieme a Joan per supportarlo con le lettere. La A, la B, la C, la D…e così tutto l’alfabeto… da lì le parole. Gli si apriva un nuovo mondo. Nuove immagini. Le parole lo affascinavano. Erano vita, significato, erano possibilità.

Giorno dopo giorno, mese dopo mese, Joan finalmente imparò a leggere e scrivere. Era pronto. Pronto a scrivere le parole giuste.

Ecco come avrebbe comunicato il suo amore a Maica: con le parole! Scrivendo. Prese un biglietto, una penna e scrisse: “Maica, ti amo”. Scrisse bene il nome Maica, ora che conosceva le parole avrebbe voluto utilizzarle bene e correttamente, con rigore. Il nome avrebbe ribadito il suo amore. Voleva essere sicuro. Era solo per lei, per Maica.

Un filosofo francese dice che la parola è per metà di colui che parla e per metà di colui che l’ascolta.

Joan si disse fra sé e sé: speriamo Maica ascolti il mio amore.

Era felice perché con le parole, sapendo leggere e scrivere, si sentiva libero. Libero nella mente ma anche nel cuore.

Libero di comunicare le sue emozioni. Libero di viverle e di scriverle.

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