Giornata Internazionale delle Donne e Ragazze nella Scienza

La storia della scienza e della tecnologia è spesso raccontata attraverso il filtro di una narrazione dominata dagli uomini, trascurando o minimizzando il ruolo fondamentale delle donne. Tuttavia, celebriamo il contributo straordinario delle donne nella scienza e nella tecnologia, riconoscendo le loro scoperte rivoluzionarie, la loro determinazione e la loro resilienza di fronte alle sfide e alle ingiustizie.

Nel corso dei secoli, numerose donne hanno lasciato un’impronta indelebile nel mondo della scienza, pur affrontando ostacoli significativi nel raggiungere il riconoscimento e la visibilità che meritavano. Questa narrazione esplora il vibrante panorama delle donne scienziate, dalla pioniera Marie Curie alla sconosciuta ma geniale Rosalind Franklin, evidenziando il loro ruolo cruciale nelle scoperte scientifiche che hanno plasmato il nostro mondo moderno.

Attraverso un racconto magico e incantato, esploreremo le vite e le realizzazioni di alcune delle più illustri menti femminili nel campo della scienza, mentre riflettiamo sulle sfide ancora presenti nel mondo accademico e nella società nel riconoscere pienamente il valore delle donne nel progresso scientifico e tecnologico.

 

“In 120 anni solo 58 donne hanno vinto un Nobel, contro quasi 890 uomini”, disse un mago dalla barba bianca.

“Vi racconterò questo: nel passato ci sono state tante donne che hanno fatto scoperte pazzesche e utilissime! Ma che fatica il loro riconoscimento e talvolta le pesanti ingiustizie subite. Per citarne una: Rosalind Franklin (1920-1958) scrisse le basi della biologia molecolare fornendo prove sperimentali della struttura a elica del DNA. Il Nobel però lo vinsero i colleghi Maurice Wilkins, James Dewey Watson e Francis Crick.

Mentre il mago parlava, improvvisamente si cominciarono ad aprire contemporaneamente da sole molte finestre e da ognuna appariva una donna.

Si spalancò la prima: si affacciò Marie Curie (1867-1934), scienziata doppio premio Nobel per la fisica e la chimica, poi Elisabeth Garrett Anderson (1836-1917), primo medico inglese donna, successivamente Caroline Hershel (1750-1848) astronoma e matematica che scoprì diverse comete, Getrude Belle Elion (1918-1999) farmacologa e biochimica e Nobel per la medicina, Maria Sibylla Merian (1647-1717) naturalista che si occupò della metamorfosi di farfalle, Laura Bassi (1711-1778), prima cattedra universitaria in fisica, Rita Levi Montalcini (1909-2012) neurologa, Helen Taussing (1898-1986) cardiologa pediatrica, Barbara Mcclintock (1902-1992) biologa statunitense, Rachel Louise Carson (1907-1964) biologa e zoologa. E così via, tante altre.

Le donne scienziate sono state e sono numerose! Le finestre lo dimostrano. Tuttavia ancora oggi non è facile nel mondo accademico per loro.

“La donna è cura e accudimento”, affermò, spuntando da una stella, una fata dai capelli blu.

“Appunto! Chi cura, si prende cura, accudisce, ha impegno, passione, rigore e intelligenza. Quindi può occuparsi anche di matematica, scienza, ingegneria e tecnologia!”, rispose il mago dalla barba bianca.

“La scienza è anche donna perché è conoscenza, è curiosità, è scoperta, è desiderio di non fermarsi ma di creare, generare, inventare”, ribatté una voce.

La donna genera e crea proprio come la scienza.

In quell’istante arrivò una bambina che prese per mano il mago e la fata e con un telescopio si misero a guardare le stelle nel cielo.

I suoi occhi giovani e svegli non vedevano l’ora scoprire e studiare milioni di pianeti.

La luce inondava ogni cosa, era la luce della conoscenza. Madre di tutti i saperi.

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