La guerra a Gaza deve finire, afferma Martin Griffiths, Sottosegretario generale ONU per gli Affari umanitari e coordinatore degli aiuti di emergenza

A tre mesi dai terribili attacchi del 7 ottobre, Gaza è diventata un luogo di morte e disperazione.

Decine di migliaia di persone, soprattutto donne e bambini, sono state uccise o ferite. Le famiglie dormono all’aperto mentre le temperature precipitano. Le aree in cui i civili erano stati invitati a trasferirsi per la loro sicurezza sono state bombardate. Le strutture mediche sono sotto attacco incessante. I pochi ospedali parzialmente funzionanti sono sovraccarichi di casi di trauma, gravemente carenti di tutte le forniture e inondati da persone disperate in cerca di sicurezza.
Si sta verificando un disastro sanitario. Le malattie infettive si stanno diffondendo nei rifugi sovraffollati, mentre le fogne si rovesciano. Circa 180 donne palestinesi partoriscono ogni giorno in questo caos. La popolazione sta affrontando i più alti livelli di insicurezza alimentare mai registrati. La carestia è dietro l’angolo.
Per i bambini, in particolare, le ultime 12 settimane sono state traumatiche: Niente cibo. Niente acqua. Niente scuola. Nient’altro che i terrificanti suoni della guerra, giorno dopo giorno.
Gaza è diventata semplicemente inabitabile. I suoi abitanti sono testimoni di minacce quotidiane alla loro stessa esistenza, mentre il mondo sta a guardare.
Alla comunità umanitaria è stata affidata la missione impossibile di sostenere più di 2 milioni di persone, anche se il suo stesso personale viene ucciso e sfollato, mentre continuano i blackout delle comunicazioni, le strade sono danneggiate e i convogli vengono colpiti, e le forniture commerciali vitali per la sopravvivenza sono quasi inesistenti.

Nel frattempo, continuano gli attacchi missilistici su Israele, più di 120 persone sono ancora tenute in ostaggio a Gaza, le tensioni in Cisgiordania sono in ebollizione e lo spettro di ulteriori ricadute regionali della guerra si sta pericolosamente avvicinando.

La speranza non è mai stata così sfuggente.
Gaza ci ha mostrato il peggio dell’umanità, ma anche momenti di grande eroismo.
Abbiamo visto come la violenza non possa risolvere le differenze, ma solo infiammare le passioni e costruire nuove generazioni di pericolo e insicurezza.
Continuiamo a chiedere la fine immediata della guerra, non solo per la popolazione di Gaza e per i suoi vicini minacciati, ma per le generazioni a venire che non dimenticheranno mai questi 90 giorni di inferno e di assalti ai più elementari precetti dell’umanità.
È tempo che le parti rispettino tutti gli obblighi previsti dal diritto internazionale, tra cui quello di proteggere i civili e soddisfare i loro bisogni essenziali, e che rilascino immediatamente tutti gli ostaggi.È tempo che la comunità internazionale usi tutta la sua influenza per far sì che ciò avvenga.
Questa guerra non sarebbe mai dovuta iniziare. Ma è ormai tempo di finirla.
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