La natura torna alla ribalta: l’ONU premia sette iniziative virtuose

Sette progetti in corso in Africa, America latina, Mediterraneo e Asia sudorientale sono stati selezionati come modelli virtuosi per invertire il degrado degli ecosistemi

13/02/2024

Roma/Nairobi – Il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) e l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura(FAO) hanno conferito a sette iniziative in corso in Africa, America latina, Mediterraneo e Asia sudorientale la denominazione di “World Restoration Flagships”, in quanto modelli virtuosi di ripristino delle aree naturali, a livello mondiale. Si tratta di progetti per il recupero di ecosistemi ormai al limite del degrado assoluto, a causa di incendi, siccità, deforestazione e inquinamento, che potranno, ora, beneficiare del sostegno tecnico e finanziario delle Nazioni Unite.I premi “World Restoration Flagships” rientrano tra le azioni del Decennio delle Nazioni Unite per il ripristino degli ecosistemi, guidato da UNEP e FAO, il cui scopo è prevenire, fermare e invertire il degrado degli ecosistemi in tutti i continenti e in tutti gli oceani. Si tratta di riconoscimenti conferiti a iniziative virtuose che concorrono a realizzare gli impegni assunti, a livello globale, per il ripristino di un miliardo di ettari di territori degradati, un’area più estesa della Cina.I vincitori saranno annunciati prima della 6a sessione dell’Assemblea delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEA-6), l’organismo decisionale più importante al mondo per le questioni ambientali, che si terrà dal 26 febbraio al 1° marzo, presso la sede dell’UNEP a Nairobi, in Kenya. Insieme, le sette iniziative selezionate contribuiranno a ripristinare quasi 40 milioni di ettari, una superficie grande quasi 600 volte l’intera Nairobi, e a creare circa 500 000 posti di lavoro.

 

Iniziative pionieristiche premiateIl Direttore Generale della FAO, QU Dongyu, ha dichiarato: “La FAO è lieta di premiare queste sette meritevoli iniziative, a dimostrazione del fatto che è possibile offrire modelli virtuosi di ripristino degli ecosistemi su larga scala, affrontando, al tempo stesso, gli effetti della crisi climatica e della perdita di biodiversità. Il ripristino degli ecosistemi terrestri e acquatici è una tappa fondamentale della trasformazione dei sistemi agroalimentari mondiali in sistemi più efficienti, inclusivi, resilienti e sostenibili. Si tratta di una soluzione lungimirante, che rientra nelle misure di lotta alla povertà, alla fame e alla malnutrizione, in un momento storico contrassegnato dalla crescita demografica e dal crescente bisogno di cibo e beni e servizi ecosistemici.Le iniziative “World Restoration Flagships” selezionate sono i migliori esempi di ripristino degli ecosistemi in corso, su larga scala, e nel lungo termine; la decisione è presa dalle Task force per la scienza e le migliori prassi del Decennio delle Nazioni Unite per il ripristino degli ecosistemi, e successivamente approvata dal suo Consiglio esecutivo. La selezione avviene al termine di un attento processo di revisione, condotto sulla scorta di oltre 60 indicatori e criteri, delle iniziative che meglio incarnano i 10 principi di ripristino degli ecosistemi adottati dal Decennio.“Per troppo tempo l’obiettivo della crescita economica è stato privilegiato a scapito dell’ambiente. Quello a cui assistiamo oggi, invece, è un impegno globale diffuso per riportare la natura alla ribalta,” ha affermato Inger Andersen, Direttrice esecutiva dell’UNEP. “Queste iniziative sono la testimonianza che è possibile riconciliarsi con la natura, portare le comunità locali al centro delle attività di recupero e creare comunque nuovi posti di lavoro. In un mondo afflitto dalla triplice crisi planetaria dei cambiamenti climatici, della perdita di natura e biodiversità, e dell’inquinamento e dei rifiuti, ora è giunto il momento di mostrare tutta la nostra determinazione e accelerare le iniziative di ripristino.”

 

Le prime iniziativeNel 2022, le prime dieci iniziative “World Restoration Flagships” sono state riconosciute nel contesto del Decennio delle Nazioni Unite per il ripristino degli ecosistemi. È stato preso l’impegno di premiare progetti simili ogni due anni fino al 2030. I progetti “World Restoration Flagships” di quest’anno fanno parte di un movimento più ampio. Governi e donatori privati stanno aumentando gli investimenti nella natura. Questo interesse si è concretizzato in un impegno significativo: 1,4 miliardi di dollari USD stanziati l’anno scorso dal Consiglio del Fondo mondiale per l’ambiente (GEF).Jason Momoa, attore e sostenitore UNEP per la protezione della vita acquatica, ha ricordato: “Preservare la natura è indispensabile, ma non è più sufficiente. Abbiamo perso troppe aree del nostro pianeta; adesso è il momento di rimboccarsi le maniche e sistemare i pasticci che abbiamo combinato, aggiustare quello che c’è da aggiustare e rimettere in sesto quello che abbiamo rovinato. Queste iniziative di recupero sono le risposte appassionate alle grandi domande che riguardano il nostro legame con il mondo naturale, proprio come succede nei migliori film.”Ciascuna delle sette iniziative “World Restoration Flagships” sarà annunciata tramite videomessaggi condivisi sui social media delle Nazioni Unite dagli ambasciatori di buona volontà o dai sostenitori dell’ONU o dell’UNEP, tra cui gli attori Dia MirzaJason Momoa e Edward Norton, la chef Leyla Fathallah, e la top model e autrice di best-seller Gisele Bündchen.

Dalle fiamme alle foreste: la resilienza nel Mediterraneo

Il bacino mediterraneo è il secondo hotspot di biodiversità al mondo per importanza, ma il 16 percento delle sue specie boschive sono a rischio di estinzione, in parte a causa di problemi climatici, quali i più prolungati periodi di siccità, le ondate di calore estreme e gli incendi di incolto. Nell’ultimo decennio, la regione ha vissuto le peggiori stagioni di incendi mai registrate nella storia.L’Iniziativa di ripristino delle foreste mediterranee, che coinvolge Libano, Marocco, Tunisia e Turchia, consiste in un nuovo approccio alla protezione e al recupero di questi habitat naturali ed ecosistemi vulnerabili e, dal 2017, ha consentito di ripristinare, nella regione, circa due milioni di ettari di foreste, con l’obiettivo di recuperare otto milioni di ettari e più entro il 2030.L’iniziativa è sostenuta da Silva Mediterranea, la Commissione per le questioni forestali del Mediterraneo della FAO, dai governi di Libano, Marocco, Tunisia e Turchia, e dall’Associazione libanese per le foreste, lo sviluppo e la conservazione (AFDC).

Indo, entità viva: rigenerare una delle culle della civiltà

Con i suoi 3 180 km, il fiume Indo è stato, per oltre 5000 anni, il cuore pulsante della vita sociale, culturale ed economica dell’odierno Pakistan. Circa il 90 percento degli abitanti del Pakistan e più di tre quarti della sua economia risiedono e gravitano attorno al bacino dell’Indo, che garantisce l’irrigazione di oltre l’80 percento delle terre coltivabili del paese. L’abbandono, il degrado ambientale e i cambiamenti climatici mettono a repentaglio l’ecosistema fluviale di questo corso d’acqua, comprese le sue abbondanti risorse ittiche e le sue terre fertili.L’iniziativa “Living Indus” è stata avviata dal Parlamento pakistano dopo le inondazioni del 2022, legate ai cambiamenti climatici. È stata inaugurata durante la COP27 a Sharm el-Sheikh. Il suo obiettivo è ripristinare 25 milioni di ettari del bacino fluviale entro il 2030. Questa superficie rappresenta il 30% del territorio pakistano. Il piano prevede 25 interventi ad alto impatto per politici, operatori e società civile. Il fiume Indo è riconosciuto come entità viva con propri diritti. Questa visione innovativa è condivisa da altri paesi come Australia, Bangladesh, Bolivia, Brasile, Canada, Ecuador, India, Nuova Zelanda, Perù e Sri Lanka.

I partner di questa iniziativa sono il governo del Pakistan, la FAO e altre agenzie delle Nazioni Unite.Acción Andina:salvare uno hotspot mondiale di stress idrico e cambiamenti climaticiIl movimento sociale “Acción Andina” è guidato dall’organizzazione peruviana senza scopo di lucro ECOAN (Asociación Ecosistemas Andinos), che opera nel campo della protezione ambientale. Questo modello rappresenta un approccio comunitario alla riforestazione in crescita. Negli ultimi vent’anni, ha dimostrato di essere economicamente sostenibile. È costituito da una serie di progetti di resilienza climatica. Questi progetti mirano a ripristinare e far crescere 30 milioni di alberi entro il 2030. Si estendono lungo una fascia vegetativa di quasi 800.000 ettari. Gli stati coinvolti includono Argentina, Bolivia, Cile, Colombia, Ecuador, Perù e Venezuela.Scopo ultimo dell’iniziativa è proteggere e ripristinare una superficie forestale di un milione di ettari. Un totale di 25.000 persone di remote comunità andine sono già attive nel ripristino di 5.000 ettari e nella protezione di oltre 11.000 ettari di foreste andine. Entro il 2030, si prevede che beneficeranno dell’iniziativa in diversi modi. Avranno accesso a medicinali, pannelli solari e cucine in argilla a combustione pulita. Verranno promosse azioni per migliorare la gestione dei pascoli e interventi di agricoltura sostenibile. Si punta alla creazione di microimprese e all’avvio di iniziative di gestione ecoturistica delle culture indigene. Il progetto mira anche a garantire diritti di proprietà alle comunità locali. Questo aiuterà a proteggere le foreste da future minacce come attività minerarie, sfruttamento del legname e altre cause di degrado.L’iniziativa è coordinata dall’Asociación Ecosistemas Andinos (ECOAN) e da Global Forest Generation (GFG).Lo Sri Lanka punta a proteggere il patrimonio di mangrovie già esistenteNello Sri Lanka, le foreste di mangrovie sono ecosistemi costieri di immenso pregio, che prosperano al confine tra terra e mare, fungendo da importante ponte tra la biodiversità marina e terrestre. La sussistenza delle comunità costiere dello Sri Lanka dipende, in larga misura, dagli ecosistemi marini e costieri. Tuttavia, i cambiamenti climatici e le attività antropiche stanno minacciando questo ecosistema unico nel suo genere.L’Iniziativa per la rigenerazione delle mangrovie dello Sri Lanka è un progetto guidato dalla comunità scientifica, in collaborazione con le comunità locali, il cui obiettivo è ripristinare l’equilibrio naturale dell’ecosistema.  Da quando è stata avviata, nel 2015, l’iniziativa ha già portato al ripristino di 500 ettari di mangrovie, con vantaggi tangibili per 150 nuclei familiari. Entro il 2030, è in programma il recupero di circa 10 000 ettari, il che si tradurrà in benefici per 5 000 famiglie e nella creazione di oltre 4 000 nuovi posti di lavoro.I partner dell’iniziativa sono il Ministero dell’Ambiente dello Sri Lanka e i governi di Australia, Regno Unito e USA.Terai Arc Landscape:in aiuto della megafauna asiaticaPiù di sette milioni di persone si affidano al “Terai Arc Landscape”, un ecosistema esteso su 5,10 milioni di ettari. Questo territorio transfrontaliero si estende tra India e Nepal. Il Terai Arc Landscape rappresenta un habitat cruciale per le tigri a livello globale. Purtroppo, il numero delle tigri è diminuito drasticamente. Anche altre specie, come rinoceronti ed elefanti, hanno subito cali significativi. Queste riduzioni sono dovute a bracconaggio, perdita di habitat, degrado e conflitti tra uomini e fauna selvatica.L’Iniziativa “Terai Arc Landscape” mira a ripristinare le foreste nei corridoi ecologici del Terai Arc Landscape. Questo avviene attraverso la collaborazione con le comunità locali. Le comunità forniscono servizi vari, come cittadini scienziati e unità antibracconaggio. Coinvolgono anche guardie forestali e gruppi di mobilitazione sociale. Il progetto ha già ripristinato 66.800 ettari di foreste nepalesi. Questo ha contribuito a migliorare la vita di circa 500.000 famiglie in Nepal. Ha anche favorito la popolazione di tigri in un’area tra India e Nepal. Il numero di tigri è cresciuto a 1.174, più del doppio rispetto al minimo del 2001. Questo era l’anno di avvio del programma. Si prevedono nuovi progressi entro il 2030, quando saranno ripristinati quasi 350 000 ettari di territorio.Il partner principale dell’iniziativa è il World Wide Fund for Nature (WWF) Nepal, che sostiene il governo nepalese.L’agricoltura africana si veste di verdeL’Iniziativa “Regreening Africa” si avvale di tecniche agroforestali collaudate, adattate, negli ultimi vent’anni, alle esigenze degli agricoltori che operano in vari contesti socioecologici, per ripristinare oltre 350 000 ettari di territorio in Etiopia, Ghana, Kenya, Mali, Niger, Ruanda, Senegal e Somalia.  Si prevede che, entro il 2030, saranno ripristinati altri cinque milioni di ettari.L’iniziativa dovrebbe generare benefici per oltre 600 000 famiglie. Inoltre, il modello apporta un contributo fondamentale allo stoccaggio dell’anidride carbonica. Parallelamente, esso favorisce un incremento nella resa di erba e colture, migliorando così la produttività agricola. Allo stesso tempo, aumenta la resilienza del suolo, un fattore chiave nella prevenzione delle inondazioni. Infine, arricchisce il terreno con azoto fissato, che agisce come un prezioso fertilizzante naturale, chiudendo il cerchio di benefici ambientali e agricoli.Tra i partner dell’iniziativa figurano CARE Nederland, Catholic Relief Services, CIFOR-ICRAF, Oxfam, Regreening Africa, Sahel Eco e World Vision Australia.Rinverdire l’entroterra del continente africano: gli agricoltori africani trasformano i sistemi alimentari

Il “Forest Garden Program”, lanciato nel 2015, coinvolge vari progetti in Africa. Questi progetti si trovano in Camerun, Repubblica Centrafricana, Ciad, Gambia, Kenya, Mali, Senegal, Uganda e Tanzania. Sostituiscono pratiche agricole non sostenibili con tecniche agroforestali avanzate. Queste tecniche permettono una rigenerazione naturale. Per il successo del programma, viene fornita formazione essenziale agli agricoltori. Sono anche forniti mezzi e attrezzature.

L’iniziativa porta alla piantagione di decine di milioni di alberi ogni anno. Si mira a espandere i terreni ripristinati da 41.000 a 229.000 ettari entro il 2030. Questo creerà 230.000 posti di lavoro, sostenendo molte persone. Tra i partner dell’iniziativa c’è anche Trees for the Future.

Il Decennio delle Nazioni Unite per il ripristino degli ecosistemiL’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha dichiarato il periodo 2021–2030 Decennio delle Nazioni Unite per il ripristino degli ecosistemi. Guidato dal Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente e dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, e sostenuto da vari partner, il Decennio aspira a prevenire, arrestare e invertire la perdita e il degrado degli ecosistemi in tutto il mondo. L’obiettivo è risanare miliardi di ettari di terreno, che comprendono ecosistemi terrestri e acquatici. Il Decennio delle Nazioni Unite è un appello ad agire su scala globale, lanciato con l’obiettivo di intensificare significativamente gli interventi di ripristino degli ambienti naturali, mobilitando sostegno politico, ricerca scientifica e risorse finanziarie.  La designazione “World Restoration Flagships”Le nazioni del mondo hanno già promesso di ripristinare 1 miliardo di ettari di territorio, un’area più estesa della Cina, come parte degli impegni assunti nell’ambito dell’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, degli obiettivi di Aichi per la biodiversità, degli obiettivi di neutralità in termini di degrado del suolo e della sfida di Bonn. Tuttavia, i risultati ottenuti e la qualità degli interventi di ripristino rimangono sconosciuti ai più.

La designazione “World Restoration Flagships” premia i migliori casi di ripristino degli ecosistemi. Questi casi sono stati avviati su larga scala e nel lungo termine. Si trovano in vari paesi o regioni del mondo. Esemplificano i 10 principi del ripristino degli ecosistemi adottati dal Decennio. I progressi di queste iniziative saranno monitorati in maniera trasparente. Questo avverrà attraverso il Quadro per il monitoraggio del ripristino degli ecosistemi. È la piattaforma che il Decennio usa per tenere traccia degli interventi di ripristino a livello mondiale.

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