L’escalation delle ostilità nel Libano meridionale aumenta il tributo di vittime civili, dice il Coordinatore umanitario in Libano Imran Riza

Di recente ho visitato le zone meridionali del Libano per incontrare le persone colpite dalle ostilità in corso. Ho parlato sia con le persone che hanno lasciato le loro case e sono ora sfollate, sia con quelle che, nonostante i rischi, sono rimaste. È chiaro che tutti devono affrontare sfide immense.
Molti hanno parlato degli ultimi tre mesi come di un periodo di perdita, paura ed estrema incertezza sul futuro. La capacità di tamponare gli shock è molto diversa oggi rispetto all’ultima volta che si sono verificati spostamenti di questo tipo nel sud, durante la guerra del 2006.
La grave crisi economica degli ultimi anni ha inoltre aggravato la situazione della popolazione colpita, lasciandola senza risparmi e scorte alimentari e rendendola completamente dipendente dall’assicurarsi qualche mezzo di sostentamento.
La continua distruzione dei terreni agricoli, unita all’insicurezza e all’impossibilità di muoversi in sicurezza a causa degli attacchi quotidiani, intensifica la disperazione delle comunità.
Aisha, una donna sfollata di 65 anni di Kfar Shouba, mi ha raccontato di aver vissuto lo sfollamento quattro volte nella sua vita. È stanca e svuotata. Mohammed, 60 anni, che ha deciso di rimanere nel suo villaggio di confine, Hebbarieh, ha detto che non può permettersi i costi dello sfollamento e che, nonostante gli aiuti limitati, non sono sufficienti.
Il tributo economico, personale e psicologico sulle comunità colpite è pesante e rende ancora più profonde le sfide che devono affrontare.
Dall’escalation delle ostilità, oltre 86.000 persone sono state sfollate e circa 60.000 sono rimaste nei villaggi di confine fortemente colpiti dagli scambi di fuoco.
Almeno 25 civili sono stati uccisi e ci sono stati danni significativi a centri sanitari, infrastrutture civili essenziali, case residenziali e terreni agricoli.
Rinnovo con forza il mio appello a rispettare il diritto umanitario internazionale e a salvaguardare i civili, il personale medico, le abitazioni, le scuole e i centri sanitari. Occorre prestare costante attenzione per risparmiarli.
Tutte le parti interessate devono anche facilitare l’accesso degli umanitari ai civili in difficoltà.Riaffermo il fermo impegno delle Nazioni Unite e dei nostri partner a rimanere e a fornire aiuti d’emergenza e protezione ai civili in difficoltà, ovunque essi si trovino.Ciò che è più necessario, tuttavia, è un’attenuazione delle tensioni e la fine delle ostilità.
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