L’ONU e i suoi partner lanciano un piano da 445 milioni di dollari per alleviare la crisi in Sudan

Con 860.000 persone previste in fuga dai combattimenti in Sudan per raggiungere i Paesi vicini, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e i loro partner hanno lanciato giovedì un appello per 445 milioni di dollari per assistere gli sfollati fino a ottobre.

Da quasi tre settimane, i combattimenti tra forze militari rivali in Sudan hanno causato una grave crisi umanitaria, con oltre 500 morti e carenze di cibo, acqua e carburante, nonché un accesso limitato ai trasporti, alle comunicazioni e all’elettricità, che hanno avuto un impatto critico sull’accesso all’assistenza sanitaria. La continua insicurezza ha impedito alle persone di lasciare le aree pericolose e il costo dei beni di prima necessità è salito alle stelle.

Secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), le squadre di emergenza sono sul posto e stanno assistendo le autorità con supporto tecnico, registrando gli arrivi, effettuando il monitoraggio della protezione e rafforzando l’accoglienza per garantire il soddisfacimento dei bisogni urgenti. Il Piano di risposta regionale è stato elaborato dall’UNHCR insieme a 134 partner per sostenere i Paesi ospitanti nel garantire l’accesso all’asilo, all’assistenza umanitaria salvavita e ai servizi specializzati per i più vulnerabili.

Il piano prevede che circa 580.000 sudanesi, 235.000 rifugiati rimpatriati precedentemente ospitati dal Sudan e 45.000 rifugiati di altre nazionalità avranno bisogno di assistenza, con la maggior parte degli arrivi previsti in Egitto e Sud Sudan. Secondo l’UNHCR è necessario un finanziamento urgente, altrimenti la pace e la stabilità della regione potrebbero essere a rischio.

Inoltre, l’agenzia delle Nazioni Unite per la salute riproduttiva, l’UNFPA, ha formato circa 90 ostetriche che stanno aiutando le donne incinte a partorire in sicurezza, principalmente a casa, in mezzo ai pesanti bombardamenti e all’insicurezza. Secondo l’UNFPA, circa il 61% delle strutture sanitarie di Khartoum è chiuso e solo il 16% funziona normalmente, con conseguenze per milioni di persone. La situazione potrebbe essere pericolosa per le 219.000 donne e ragazze incinte stimate nella sola Khartoum, perché non possono accedere ai servizi sanitari essenziali, come l’assistenza prenatale, o partorire in sicurezza. L’UNFPA ha sottolineato che l’accesso alle ostetriche è il fattore più importante per fermare le morti materne e neonatali prevenibili.

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