Organizzazione Internazionale del Lavoro – Gli strumenti di intelligenza artificiale come ChatGPT sono destinati a integrare i posti di lavoro, non distruggerli

In un rapporto pubblicato lo scorso agosto, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) affermano che chatGPT non è un pericolo per il lavoro e potrebbe anzi migliorarlo
 
Lo studio ( IA generativa e lavoro: Un’analisi globale dei potenziali effetti sulla quantità e qualità dei posti di lavoro),  fornisce un’analisi globale della potenziale esposizione di occupazioni e mansioni all’intelligenza artificiale generativa (IA) e delle possibili implicazioni per la quantità e la qualità del lavoro.
È stato redatto da tre scienziati sociali dell’agenzia delle Nazioni Unite, che prevedono che la nuova tecnologia probabilmente integrerà e non distruggerà i posti di lavoro, automatizzando alcune mansioni piuttosto che sostituendosi completamente a un ruolo.
 

Tecnologia in crescita

 
Il Chat Generative Pre-trained Transformer, o ChatGTP, dal suo lancio nel novembre scorso ha suscitato un dibattito mondiale sui vantaggi e gli svantaggi dell’IA.
Il chatbot risponde alle richieste e genera testo. Le aziende e il pubblico in generale lo utilizzano in molti modi, tra cui per gestire i flussi di lavoro, rispondere rapidamente alle domande, scrivere codice, comporre saggi, pianificare le vacanze e creare contenuti personalizzati per i social media.
Il rapporto dell’ILO ha rilevato che il lavoro impiegatizio è la categoria professionale con la maggiore esposizione alla tecnologia.  In altri gruppi occupazionali – dirigenti, professionisti e tecnici, ad esempio – solo una piccola parte delle mansioni è risultata a rischio di licenziamento.
“Di conseguenza, è probabile che l’impatto più importante della tecnologia sia quello di aumentare il lavoro – automatizzando alcuni compiti all’interno di un’occupazione e lasciando il tempo per altre mansioni – piuttosto che automatizzare completamente le occupazioni”, hanno affermato gli autori.
Valutare l’esposizione
 
Lo studio documenta notevoli differenze negli effetti sui Paesi a diversi livelli di sviluppo, legate alle attuali strutture economiche e ai gap tecnologici esistenti.
Nei Paesi più ricchi, il 5,5% dell’occupazione totale è potenzialmente esposto agli effetti di automazione dell’IA generativa, mentre il rischio è solo dello 0,4% circa nei Paesi a basso reddito.
Secondo gli autori, il potenziale di aumento è quasi uguale tra i vari Paesi, il che suggerisce che, con le giuste politiche, l’IA generativa potrebbe offrire importanti vantaggi ai Paesi in via di sviluppo.

Aspetto e impatto di genere

 
Tuttavia, è probabile che i suoi effetti potenziali differiscano in modo significativo per uomini e donne, poiché l’automazione potrebbe avere un impatto più che doppio sull’occupazione femminile. Ciò è dovuto alla sovra rappresentazione delle donne nei lavori d’ufficio, soprattutto nei Paesi ad alto e medio reddito.
Inoltre, poiché i lavori impiegatizi sono tradizionalmente una fonte importante di occupazione femminile con lo sviluppo delle economie, un uso più ampio dell’IA generativa potrebbe significare che alcuni lavori impiegatizi potrebbero non emergere mai nei Paesi a basso reddito.
 

Gli esseri umani contano ancora

 
In conclusione, il rapporto osserva che l’impatto socioeconomico dell’IA generativa dipenderà in larga misura dal modo in cui verrà adottata e diffusa.”Il valore principale di studi come questo non sta nelle stime precise, ma piuttosto nella comprensione della possibile direzione del cambiamento”, hanno affermato gli autori.”Tali intuizioni sono necessarie per progettare in modo proattivo politiche che possano sostenere transizioni ordinate, eque e consultive, piuttosto che affrontare il cambiamento in modo reattivo”.Gli autori hanno evidenziato la necessità di progettare politiche che supportino una transizione ordinata, equa e consultiva, sottolineando che le opinioni dei lavoratori, la formazione delle competenze e un’adeguata protezione sociale saranno fondamentali.
“Sebbene l’analisi delinei le potenziali implicazioni per le diverse categorie professionali, gli esiti della transizione tecnologica non sono predeterminati”, hanno affermato.  “Sono gli esseri umani a decidere di incorporare queste tecnologie e sono gli esseri umani a dover guidare il processo di transizione”.

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