Portavoce UNICEF: Quando un incubo diventa realtà

Questo è un riassunto di ciò che è stato detto dal portavoce dell’UNICEF James Elder – a cui il testo citato può essere attribuito – durante il briefing stampa del 7 maggio al Palazzo delle Nazioni di Ginevra.

 

GINEVRA, 7 maggio 2024 – “Ogni avvertimento. Ogni storia di bambini uccisi e feriti. Immagine di strazio e spargimento di sangue. Ogni dato sconcertante sul numero di bambini e madri uccisi; di case e ospedali distrutti. Tutto ignorato.

“La nostra peggiore paura – l’incubo dei gazani – sembra essere una realtà. Una realtà che chi detiene il potere ha la capacità di prevenire.

“Per questo l’UNICEF e tutte le agenzie umanitarie hanno chiesto un cessate il fuoco e che l’offensiva a Rafah non abbia luogo.

“Rafah è una città di bambini. Più della metà delle bambine e dei bambini di Gaza vive a Rafah.

Se definiamo la sicurezza – come dice il Diritto Internazionale Umanitario – come libertà dai bombardamenti, così come l’accesso all’acqua potabile, a cibo sufficiente, a un riparo e a medicine, allora non c’è nessun posto sicuro nella Striscia di Gaza dove andare”.

“A Rafah c’è circa un bagno ogni 850 persone. La situazione è quattro volte peggiore per le docce. Cioè, circa una doccia ogni 3.500 persone. Nelle zone in cui è stato detto alle famiglie di trasferirsi, la situazione è, incredibilmente, molto peggiore.

“A Rafah si trova quello che oggi è il più grande ospedale rimasto a Gaza, l’”ospedale europeo”, così chiamato in onore dell’Unione Europea che ne ha pagato la costruzione. In mezzo alla devastazione sistematica del sistema sanitario di Gaza, l’ospedale europeo di Rafah è una delle ultime ancore di salvezza per i civili.

“Il sud della Striscia di Gaza è anche il punto di ingresso per la maggior parte degli aiuti che entrano a Gaza. Un assalto militare, nella migliore delle ipotesi, complicherà notevolmente la consegna degli aiuti. Se la porta di Rafah chiude per un periodo prolungato, è difficile capire come si possa evitare la carestia a Gaza.

“La capacità di sopportazione delle famiglie è stata distrutta. Sono appese – fisicamente e psicologicamente – a un filo. Non ricordo di aver incontrato nessuno a Rafah che non abbia perso una persona cara o la propria casa, per lo più entrambe. Le persone sono esauste. Sono malnutrite. I bambini sono malati.

“In effetti, centinaia di migliaia di bambini a Rafah hanno una disabilità, una condizione medica o una vulnerabilità che li mette ancora più in pericolo e rende molto più difficile il loro trasferimento, anche se ci fosse un posto dove andare.

“A Rafah ho visto bambini con amputazioni che vivevano nelle tende perché gli ospedali erano pieni. A quei bambini – e a molti altri – viene ora detto di andare in zone come Al Mawasi. La cosiddetta “zona sicura” di Al Mawasi: dove l’UNICEF ha riferito di un bambino, Mustafa, che era andato a prendere del prezzemolo per la cena di famiglia. Mustafa è stato ucciso con un colpo di pistola alla testa… nella “zona sicura” di Al Mawasi… la zona in cui i bambini e le famiglie di Rafah dovrebbero ora fuggire.

“Gli eventi dello scorso fine settimana a Gaza – la continua uccisione di bambini, altri attacchi da parte delle parti in conflitto e ora l’ordine di evacuazione – evidenziano ancora una volta come le parti in conflitto continuino a ignorare completamente le vite e la protezione dei bambini e dei civili.

“Questo deve cambiare. Anzi, questa è l’ultima occasione per cambiare.

“Gli aiuti devono fluire. Gli ostaggi devono essere liberati. Rafah non deve essere invasa. E i bambini non devono più essere uccisi.

“Abbiamo supplicato e implorato innumerevoli volte; lo facciamo ancora una volta. Per i bambini di Rafah. Abbiamo bisogno di un cessate il fuoco, ora”.

 

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