UNEP & COP27: 5 modi in cui i paesi possono adattarsi alla crisi climatica

L’impatto devastante della crisi climatica è sentito in tutto il mondo. Quest’anno un terzo del Pakistan è stato inondato da alluvioni senza precedenti, nell’Africa orientale persone e animali stanno morendo a causa della siccità dovuta ai cambiamenti climatici e la Cina sta sperimentando la più aggressiva ondata di calore mai registrata.

Il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha sollecitato i leader mondiali a investire in adattamento  nella stessa misura in cui investono in mitigazione perché senza economie di adattamento la sicurezza alimentare e la stabilità globale sono minacciate.

In vista della Giornata Internazionale per la Riduzione dei Disastri del 13 ottobre, proviamo a considerare un po’ più da vicino cinque modi chiave con i quali il mondo può adattarsi alla crisi climatica.

1. Sistemi di allarme rapido

Ricerche dimostrano che un allarme di sole 24 ore può ridurre del 30 per cento i danni provocati da un’ondata di calore o da una tempesta. Sistemi di allarme rapido in grado di fornire previsioni climatiche sono fra le più convenienti misure di adattamento, con un rendimento attorno ai nove dollari di benefici complessivi per ogni dollaro investito.

Grazie ad allerte tempestive è possibile prendere provvedimenti immediati, nel caso delle alluvioni bloccando preventivamente le porte con sacchi di sabbia, facendo scorte, o in casi estremi abbandonando le abitazioni.

In Bangladesh, ad esempio, pur con l’aggravarsi dei cambiamenti climatici, il numero di decessi a causa dei cicloni si è drasticamente ridotto  di 100 volte nel corso degli ultimi 40 anni grazie soprattutto al miglioramento dei sistemi di allarme.

Oggi, tuttavia, un terzo della popolazione mondiale non è adeguatamente coperto da sistemi di allarme rapido. Mentre i maggiori sforzi sono stati concentrati su tempeste, alluvioni e siccità, altre gravi minacce come le ondate di calore e gli incendi boschivi dovranno essere affrontate in modo più adeguato perché sempre più diffuse e distruttive.

All’inizio di quest’anno il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha affidato all’Organizzazione Meteorologica Mondiale il compito sviluppare un piano d’azione volto ad assicurare che ogni persona del pianeta sia tutelata mediante sistemi di allarme rapido entro i prossimi cinque anni. Il piano sarà presentato alla Conferenza sui Cambiamenti Climatici delle Nazioni Unite (COP 27), che inizierà il 6 novembre 2022.

2. Ripristino dell’ecosistema

Il decennio delle Nazione Unite sul ripristino degli ecosistemi lanciato dal Programma delle Nazione Unite per l’ambiente (UNEP) e dai partner nel 2021 ha innescato un movimento globale per il restaurare gli ecosistemi del mondo. Questo sforzo di ripristino globale non solo assorbirà il carbonio, ma aumenterà anche i “servizi ecosistemici” per difendere il mondo dal suo impatto più devastante.

Nelle città, il ripristino delle foreste urbane raffredda l’aria e riduce le ondate di caldo. In una normale giornata di sole, un singolo albero fornisce un effetto rinfrescante equivalente a due condizionatore domestici in funzione per 24 ore.

Sulla costa, le foreste di mangrovie forniscono difese naturali del mare dalle mareggiate riducendo l’altezza e la forza delle onde del mare. Inoltre, la protezione delle mangrovie è 1.000 volte meno costosa per chilometro rispetto alla costruzione di dighe.

In altra quota, il rivedimento dei pendii montuosi protegge la comunità da frane e valanghe indotte dal clima. Ad esempio, sull’isola di Anjouan, nelle Comore, la deforestazione perla legna da ardere stava prosciugando il terreno e trasformando le foreste in deserti. Con il sostegno dell’UNEP, un progetto ha deciso di piantare 1,4 milioni di alberi in quattro anni per trattenere l’erosione e trattenere l’acqua e le sostanze nutritive nel suolo.

L’UNEP sta lavorando con i governi di tutto il mondo per implementare queste soluzioni basate sulla natura alla crisi climatica, note come adattamento ecosistemico. Alcuni progetti stanno prendendo piede sulla larga scala come nella repubblica democratica del Congo, dove l’UNEP e i suoi partner stanno aiutando a ripristinare gli ecosistemi urbani in quattro grandi città per ridurre le inondazioni per 700.000 persone, circa il 10% dell’intera popolazione.

Il Global Eba Fund, lanciato dall’UNEP e dall’Unione internazionale per la conservazione della natura, sta fornendo sovvenzioni ad approcci innovativi che utilizzano la natura per costruire la resilienza climatica.

3. Infrastrutture resilienti ai cambiamenti climatici

Le infrastrutture resilienti ai cambiamenti climatici si riferiscono a risorse e sistemi come strade, ponti e linee elettriche in grado di resistere agli shock derivanti da impatti climatici estremi. Le infrastrutture sono responsabili dell’88% dei costi previsti per l’adattamento ai cambiamenti climatici.

Secondo un rapporto della Banca Mondiale, gli investimenti in infrastrutture resilienti al clima nei Paesi a basso e medio reddito potrebbero fruttare circa 4.200 miliardi di dollari, ossia circa 4 dollari per ogni dollaro investito. Il concetto è semplice. I beni infrastrutturali più resilienti si ripagano da soli, perché il loro ciclo di vita si allunga e i loro servizi sono più affidabili.

Gli strumenti per incoraggiare gli investimenti in infrastrutture resilienti ai cambiamenti climatici includono standard normativi come i codici edilizi, quadri di pianificazione territoriale come le mappe di vulnerabilità e un forte impegno in termini di comunicazione per garantire al settore privato di essere consapevole dei rischi climatici, delle previsioni e delle incertezze.

L’UNEP ha recentemente pubblicato delle linee guida che indicano come costruire edifici e spazi verdi per aumentare la resilienza al clima. La guida suddivide le soluzioni in base ai tipi di impatti climatici che le comunità possono affrontare.

4. Approvvigionamento idrico e sicurezza

https://youtu.be/8tqTyyXxyD4

Parlare di cambiamento climatico implica, per molti aspetti, parlare dell’acqua; che si tratti di inondazioni, siccità, l’innalzamento del livello dei mari o addirittura di incendi. Si stima che entro il 2030 una persona su due dovrà fare i conti con gravi carenze idriche.

Sarà cruciale investire su sistemi di irrigazione più efficienti, in quanto l’agricoltura è responsabile del 70% dei prelievi di acqua dolce a livello globale. Nei centri urbani potrebbero essere risparmiati mondialmente circa 100-120 miliardi di metri cubi entro il 2030 attraverso la riduzione delle perdite d’acqua. I governi vengono incoraggiati a sviluppare piani olistici di gestione dell’acqua, conosciuti come Integrated Water Resource Management, che prendono in considerazione l’intero ciclo dell’acqua: dalla sorgente alla distribuzione, al trattamento, riutilizzo e ritorno all’ambiente.

Alcune ricerche dimostrano che è necessario continuare ad investire in sistemi di recupero dell’acqua piovana affinché siano più ampiamente disponibili. L’UNEP sta lavorando con governi partner alla costruzione di più di 1000 sistemi di recupero dell’acqua piovana in varie zone del mondo fornendo il supporto di esperti per la costruzione e l’utilizzo, che si tratti di pozzi a energia solare, pozzi trivellati, tecnologie di micro-irrigazione o sistemi di riciclo dell’acqua.

Per esempio, a Bagamoyo town, in Tanzania, i pozzi si stavano prosciugando e l’acqua stava diventando salata a causa dell’innalzamento del livello del mare e la siccità provocata da un calo delle piogge. In mancanza di altre opzioni, i bambini della scuola locale Kingani School erano costretti a bere acqua salata, il che ha provocato emicranie, ulcere e un abbassamento della frequenza scolastica. Con l’aiuto dell’UNEP il governo ha iniziato a costruire sistemi di recupero dell’acqua piovana che includono l’implementazione di grondaie e una serie di ampie cisterne per conservare l’acqua. In poco tempo c’è stato un calo delle malattie e i bambini sono ritornati a scuola.

5. Pianificazione a lungo termine

Le soluzioni per l’adattamento ai cambiamenti climatici sono più efficaci se integrate in strategie e politiche a lungo termine. I Piani Nazionali di Adattamento sono un meccanismo di governance essenziale con cui i Paesi fanno progetti per il futuro e danno priorità strategica alle esigenze di adattamento.

Una parte fondamentale di tali piani consiste nell’esaminare gli scenari climatici dei decenni futuri e accostarli a valutazioni di vulnerabilità per diversi settori. Essi possono fornire supporto nella pianificazione e nella guida delle decisioni governative su investimenti, modifiche di quadri normativi e fiscali, nonché nella sensibilizzazione dell’opinione pubblica.

Circa 70 Paesi hanno sviluppato un Piano Nazionale di Adattamento, ma questo numero sta crescendo rapidamente. Attualmente l’UNEP sta sostenendo 20 Stati Membri nello sviluppo dei rispettivi piani, cosa che può altresì contribuire a migliorare gli elementi di adattamento nei Contributi Determinati a livello Nazionale, una parte centrale dell’Accordo di Parigi.

L’UNEP è in prima linea nel sostegno dell’obiettivo dell’Accordo di Parigi di mantenere l’innalzamento della temperatura globale ben al di sotto di 2°C, puntando – per sicurezza – a 1.5°C rispetto ai livelli preindustriali. Per fare ciò, l’UNEP ha sviluppato la Soluzione a Sei Settori, una roadmap per la riduzione delle emissioni nei vari settori, in linea con gli impegni assunti con l’Accordo di Parigi e nel perseguimento della stabilità climatica. I sei settori sono Energia, Industria, Cibo e Agricoltura, Foreste e Sfruttamento del Suolo; Trasporti, Edifici e Città. La Conferenza sui Cambiamenti Climatici delle Nazioni Unite (COP27) del novembre 2022 verterà su adattamento, finanza e una transizione giusta. Anche tu puoi fare la tua parte: agisci ora sui tuoi consumi o fai sentire la tua voce per esprimere tue preoccupazioni.

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