ARTeSCIENZA: cambiamenti climatici, antichi saperi e nuove tecnologie in difesa del patrimonio culturale

I cambiamenti climatici avranno un pesante impatto su tutti i sistemi umani. Il patrimonio culturale non ne è immune, anzi, spesso è il più fragile: da qui, il bisogno di proteggerlo e salvaguardarlo. La storia dell’arte, le conoscenze tradizionali e le nuove tecnologie a difesa del patrimonio culturale e paesaggistico sono stati il tema centrale della serie di webinar “ARTeSCIENZA: cambiamenti climatici, antichi saperi e nuove tecnologie in difesa del patrimonio culturale”, organizzati dalla Senatrice Michela Montevecchi a continuazione della conferenza “ARTeCLIMA: tra emergenze e difesa dei nostri beni culturali”.

 

I due webinar, tenutisi rispettivamente il 30 novembre ed il 3 dicembre scorsi, si sono posti come obiettivo l’indagine sulla rilevanza delle nuove tecnologie e degli antichi saperi in svariati ambiti professionali che si occupano delle conseguenze dei cambiamenti climatici sul patrimonio culturale.

Il primo modulo del webinar ARTeSCIENZA ha evidenziato quali siano le ultime scoperte, tecnologie e tecniche della ricerca nel campo della conservazione dei beni culturali. Ha, inoltre, affrontato la questione del ruolo della scienza nell’elaborazione di nuovi metodi di gestione integrata per affrontare le minacce al patrimonio culturale e paesaggistico che l’Italia sta incontrando. Il secondo modulo ha posto l’attenzione sul valore degli antichi saperi per una gestione sostenibile del patrimonio culturale, oltre che sull’importanza che gli artisti e gli scienziati hanno nello sviluppare efficaci strategie multidisciplinari ai fini della prevenzione, mitigazione ed adattamento ai cambiamenti climatici.

Gli aspetti tecnici collegati alla preservazione del patrimonio culturale dalle minacce naturali coinvolgono varie e molteplici discipline scientifiche, come la Chimica conservativa, la Scienza dei materiali, Sistemi di informazione geografica ed Archeologia. Nel corso del primo webinar gran parte dei relatori ha esortato ad intraprendere ulteriori sforzi su scala più ampia per ricerche interdisciplinari in quest’area.

Nel suo discorso, Ana Luiza M. Thompson-Flores, Direttore dell’Ufficio Regionale UNESCO per la Scienza e la Cultura in Europa, ha sottolineato “l’impegno dell’Organizzazione a migliorare le politiche e i programmi di gestione integrata delle risorse culturali e naturali a sostegno dello sviluppo sostenibile, sfruttando le designazioni dell’UNESCO come laboratori privilegiati per sviluppare risposte inclusive e innovative”.

Il collegamento tra la ricerca scientifica e tecnica e la conservazione del patrimonio è sempre stato stretto e ha conosciuto una forte accelerazione negli ultimi decenni, anche grazie alla rivoluzione digitale. Le nuove tecnologie rappresentano oggi una risorsa essenziale per preservare, ampliare e rinnovare la funzione del patrimonio nella vita della collettività.

C’è la necessità di un nuovo cammino che preveda un approccio circolare nell’uso dei materiali di conservazione; secondo Costanza Miliani, direttore dell’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale (ISPC) in Italia, “questo dovrebbe essere fatto anche con il sostegno e la salvaguardia delle pratiche tradizionali e antiche”.

Il territorio italiano è tra le aree con i più alti indicatori di rischio aggregato a causa della sua natura sismica, delle frequenti inondazioni e del cambiamento incontrollato dell’utilizzo del suolo che ha causato il dissesto idrogeologico. Le città sono il fulcro di questa vulnerabilità a causa della loro intensa attività umana e densità di popolazione e, allo stesso tempo, alla loro concentrazione di beni culturali.

Donatella Spano, ricercatrice del Centro Euro-Mediterraneo per i Cambiamenti Climatici, ha evidenziato come questo rischio possa essere prevenuto e attenuato solo attraverso una gestione verticale, che presuppone una continua cooperazione tra tutti i livelli di amministrazione politica, così come una gestione orizzontale inclusiva. La disponibilità dei dati non è più un problema, ma queste risorse dovrebbero essere rese operative, creando piani di gestione integrata partecipativa, sostenuti da una legislazione nazionale. La prevenzione dovrebbe essere centrale in questo nuovo approccio di gestione.

I rischi nella conservazione del patrimonio culturale provengono non solo da cause naturali, ma anche da fattori causati dall’uomo, compresa la fruizione non sostenibile dei siti superandone la capacità di carico.

L’attuale pandemia ha portato a un aumento dell’uso delle tecnologie digitali per accedere al patrimonio culturale e sostenerne la produzione. Questo ci ha spinto a reinterpretare il rapporto tra il patrimonio culturale e le persone, e a immaginare nuovi modi di interazione attraverso i progressi digitali, con la comunicazione, la condivisione esperienziale e la co-creazione come elementi basilari del processo.

Come afferma Paolo Iannelli, Direttore del Servizio II Emergenze e Ricostruzioni della DG Sicurezza del Patrimonio culturale del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (Mibact), “è necessario trasformare per poter preservare. Le nuove infrastrutture digitali sono la chiave di questa trasformazione“.

L’Ufficio regionale UNESCO per la Scienza e la Cultura in Europa è coinvolto, insieme a diversi attori e Paesi dell’Europa sud-orientale, in una serie di attività e progetti legati alla salvaguardia del patrimonio naturale e culturale dai cambiamenti climatici, grazie a conoscenze tradizionali e nuove tecnologie. Il progetto I-REACT del programma HORIZON 2020 dell’UE, ad esempio, integra i dati raccolti dalla popolazione sullo status del loro territorio in una piattaforma europea in grado di fornire informazioni tempestive per prevenire e reagire alle emergenze che minacciano il patrimonio con modelli di previsione a brevissimo termine (nowcasting).

L’era digitale viene ulteriormente rivoluzionata dallo sviluppo dell’intelligenza artificiale, che può contribuire alla lotta contro il cambiamento climatico e alla conservazione del patrimonio culturale. Consapevole di questa svolta, l’UNESCO ha recentemente accolto sotto i suoi auspici il Centro internazionale di ricerca per l’intelligenza artificiale (IRCAI), con l’obiettivo di sviluppare strumenti e servizi utili per accelerare lo sviluppo sostenibile.

Le discussioni del secondo webinar si sono concentrate anche sull’adozione di un approccio interdisciplinare nel mondo della conservazione, in particolare alla luce dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. L’azione per il clima (SDG 13) è fondamentale nel campo della conservazione del patrimonio ed è una delle principali priorità dell’UNESCO.

La scienza svolge un ruolo centrale nel fornire soluzioni precise e tempestive per fare in modo che le risposte alle sfide contemporanee che minacciano il nostro patrimonio culturale e naturale siano più efficaci, interdisciplinari e sostenibili. L’UNESCO ha guidato l’impegno internazionale nel proteggere e promuovere la diversità culturale per 75 anni e continuerà ad accogliere con entusiasmo e sostenere gli sforzi fatti a tutti i livelli per rafforzare il ruolo centrale della cultura e della scienza, al fine di garantire il benessere collettivo e lo sviluppo sostenibile.

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Per maggiori informazioni, si rimanda all’articolo inglese originale pubblicato sul sito UNESCO.

 

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