Passare a un’economia globale sostenibile: 5 cose da sapere sull’economia circolare

A causa delle crescenti esigenze economiche globali, le risorse del pianeta si esauriscono a un ritmo preoccupante e inquinamento e rifiuti aumentano velocemente. L’idea di mettere in pratica una “economia circolare” più sostenibile guadagna terreno: ma che cosa significa e può questo concetto aiutarci a salvare il pianeta?

 

1) Lo stato delle cose: la strada verso la catastrofe

Molti studiosi credono che lo stato delle cose ci condurrà verso la catastrofe, a meno che non apportiamo dei cambiamenti significativi al modo di gestire il pianeta.

Circa il 90% della perdita globale di biodiversità e della scarsità idrica (quando la domanda di acqua supera la quantità disponibile) e buona parte delle emissioni nocive responsabili del cambiamento climatico sono causati dal modo in cui usiamo e trasformiamo le risorse naturali.

Negli ultimi 30 anni, la quantità di materie prime estratte su scala mondiale è più che raddoppiata. Al ritmo attuale di estrazione, rischiamo di raddoppiare di nuovo la quantità, entro il 2060.

Secondo l’analisi dell’International Resource Panel, un gruppo di esperti scientifici indipendenti riunito dalle Nazioni Unite, questo problema rischia di aumentare la temperatura da tre a sei gradi e causare la morte di molti esseri viventi presenti sulla Terra.

 

2) L’economia circolare comporta un cambio di direzione fondamentale

Pur non essendoci una definizione globale per l’economia circolare, l’Assemblea per l’Ambiente delle Nazioni Unite del 2019, la più importante conferenza ambientale dell’ONU, l’ha descritta come un modello in cui materiali e prodotti vengono “ideati per poter essere riutilizzati, rilavorati, riciclati o recuperati e quindi tenuti in circolo il più a lungo possibile”.

In questo scenario servirebbero meno risorse, si produrrebbero meno rifiuti e, in modo più importante, si potrebbero prevenire o ridurre le emissioni di gas serra che stanno guidando la crisi climatica.

Si tratta di andare ben oltre il semplice riciclo: per rendere attuabile l’economia circolare, si dovrebbe capovolgere il modello economico dominante di “obsolescenza programmata” (comprare prodotti, gettarli e rimpiazzarli di frequente), imprese e consumatori dovrebbero considerare le materie prime come vetro, metallo, plastiche e fibre delle risorse preziose e i prodotti come oggetti da conservare e riparare prima di sostituirli.

 

3) Trasformare rifiuti in guadagni

Sia nei Paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo, i consumatori stanno sempre più adottando le idee alla base dell’economia circolare e le aziende iniziano a capire di poterne trarre profitto.  “Trasformare le nostre economie in circolari offre un’ancora di salvezza per decarbonizzare le nostre economie e potrebbe condurre alla creazione di 1,8 milioni di posti di lavoro netti entro il 2040”, afferma Olga Algayerova, Segretario esecutivo della Commissione Economica per l’Europa delle Nazioni Unite (UNECE).

Negli Stati Uniti, per esempio, la domanda di mobili abbordabili di alta qualità, in un Paese dove circa 15 milioni di tonnellate di mobilio scartato finiscono ogni anno in discarica, ha stimolato la creazione di Kaiyo, un mercato online che facilita la riparazione e il riutilizzo dei mobili.  L’azienda sta crescendo velocemente ed è parte di una tendenza del Paese volta a modalità più efficaci di riutilizzo, come l’app di car-sharing Zipcar e il servizio di noleggio per abiti firmati Rent the Runway. 

In Africa esistono molti progetti, grandi e piccoli, che incorporano i principi dell’economia circolare utilizzando le risorse esistenti nel modo più efficiente possibile.  Un’iniziativa straordinaria è Gjenge Makers in Kenya.  L’azienda vende mattoni composti interamente di scarti per l’industria edile. La giovane fondatrice, Nzambi Matee, a cui è stato riconosciuto il premio Campione della Terra delle Nazioni Unite, afferma che sta letteralmente trasformando i rifiuti in guadagni. Il problema più grande che affronta è stare al passo con la domanda: ogni giorno Gjenge Makers ricicla circa 500 chili di rifiuti e può produrre fino a 1.500 mattoni di plastica.

 

4) I governi stanno iniziando a fare un passo avanti

Tuttavia, affinché la trasformazione si affermi, i governi devono essere coinvolti. Di recente, sono stati assunti importanti impegni in alcuni dei Paesi e regioni responsabili di significante uso e spreco di risorse.

Ad esempio, l’American Jobs Plan del governo statunitense, include misure per rimodernare le case a risparmio energetico, caricare elettricamente la flotta federale di veicoli, compresi i furgoni postali, e porre fine entro il 2035 all’inquinamento da carbonio dovuto alla produzione di energia.

Nell’Unione europea, il nuovo piano d’azione per l’economia circolare adottato nel 2020 è uno dei punti chiave dell’ambizioso Green Deal europeo, il quale mira a rendere l’Europa il primo continente a neutralità climatica.

In Africa, i Paesi Ruanda, Nigeria e Sudafrica hanno fondato l’African Circular Economy Alliance, la quale fa appello a un’adozione diffusa dell’economia circolare sul continente. L’Alleanza sostiene i leader africani che promuovono l’idea e crea coalizioni per rendere effettivi progetti pilota.

 

5) Quadratura del cerchio?

La strada è però ancora lunga e ci sono persino prove che il mondo stia regredendo: il Circularity Gap Report 2021, prodotto annualmente dal think-tank Circle Economy, stima che il tasso di circolarità globale (la proporzione di materiali recuperati, come percentuale dei materiali complessivamente utilizzati) è solo dell’8,6 %, in calo rispetto al 9,1 % del 2018

Quindi come si può rendere il mondo più “circolare”? Non ci sono risposte semplici e nessuna formula magica, ma Olga Algayerova vede in una forte regolamentazione un grande tassello del puzzle.

“Sono orgogliosa che, per il settore automobilistico, un regolamento delle Nazioni Unite adottato all’UNECE nel 2013 richieda che l’85 % della massa dei nuovi veicoli sia riutilizzabile o riciclabile. Questo regolamento vincolante influenza la progettazione di circa un quarto di tutti i veicoli venduti a livello globale, circa 23 milioni nel 2019”.

“È un passo nella direzione giusta, ma questo tipo di approccio deve essere massicciamente esteso a tutti i settori”, aggiunge. “Passare all’economia circolare è un bene per le imprese, i cittadini e la natura, e deve essere al centro di una ripresa sostenibile dalla pandemia da COVID-19”.

 

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Questa è una traduzione di un articolo pubblicato sul sito delle Nazioni Unite.
Per maggiori informazioni, si rimanda al testo originale.

 

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