Rapporto di missione: Visita ufficiale dell’Ufficio del SRSG-SVC in Israele e nella Cisgiordania occupata (29 gennaio – 14 febbraio 2024)

In seguito alla visita in Israele e nella Cisgiordania occupata, la rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite per la violenza sessuale nei conflitti, Pramila Patten, constata che il 7 ottobre si sono verificate violenze sessuali contro gli ostaggi e chiede un’indagine approfondita.

 

New York, 4 marzo 2024

Su invito del governo, la Rappresentante speciale del Segretario generale (SRSG) Pramila Patten ha condotto una visita ufficiale in Israele, supportata da un team di esperti tecnici, dal 29 gennaio al 14 febbraio 2024. L’obiettivo della visita era raccogliere, analizzare e verificare le accuse di violenza sessuale legate al conflitto, specialmente durante i brutali attacchi terroristici guidati da Hamas del 7 ottobre 2023 e nel periodo successivo. Data l’assenza di entità ONU competenti che operano in Israele, al fine di informare i rapporti nell’esercizio del suo mandato, anche al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

L’SRSG Patten e il suo team (il team della missione) hanno visitato anche la Cisgiordania occupata per confrontarsi con l’Autorità palestinese, le organizzazioni della società civile, i detenuti rilasciati e altri attori rilevanti. Considerando le ostilità in corso, il team della missione non ha richiesto di visitare la Striscia di Gaza, dove sono presenti diverse altre entità delle Nazioni Unite, tra cui alcune che monitorano e affrontano la violenza sessuale e di genere.

La visita non aveva né l’intenzione né il mandato di essere investigativa, un mandato conferito ad altri organismi delle Nazioni Unite, che hanno prontamente segnalato la loro volontà e disponibilità a indagare su tutte le presunte violazioni commesse nel contesto degli attacchi del 7 ottobre e delle loro conseguenze. Il team ha concordato in anticipo l’ambito e i parametri della visita con le autorità competenti, per garantire un accesso senza ostacoli e riservato agli interlocutori e alle informazioni. Il team della missione ha aderito alla metodologia standard delle Nazioni Unite, compresi i principi di indipendenza, imparzialità, obiettività, trasparenza, integrità e “non nuocere”, relativi al rispetto della riservatezza e del consenso informato.

Un team tecnico ha supportato l’SRSG Patten: nove esperti del sistema delle Nazioni Unite, tra cui specialisti in interviste sicure ed etiche a vittime/sopravvissuti e testimoni di crimini di violenza sessuale, un patologo forense e un analista di informazioni digitali e open-source. Il team della missione non ha risparmiato alcuno sforzo per raccogliere informazioni e incoraggiare le vittime/sopravvissuti e i testimoni a farsi avanti e a condividere le loro storie.

Il team della missione ha condotto un totale di 33 incontri con le istituzioni nazionali israeliane, compresi i ministeri competenti e le forze di sicurezza israeliane.

Ha visitato il Centro nazionale israeliano di medicina legale, la base militare di Shura, l’obitorio in cui riposano i corpi delle vittime, e quattro luoghi colpiti dagli attacchi del 7 ottobre, in relazione ai quali erano emerse segnalazioni di violenza sessuale. Il team della missione ha esaminato oltre 5.000 immagini fotografiche e circa 50 ore di filmati degli attacchi, in uno sforzo concertato per identificare ogni potenziale caso o indicazione di violenza sessuale legata al conflitto. Ha condotto interviste confidenziali con un totale di 34 intervistati, tra cui sopravvissuti e testimoni degli attacchi del 7 ottobre, ostaggi liberati, primi soccorritori, operatori sanitari e di servizi.

Sebbene il numero di sopravvissuti/vittime delle violenze sessuali del 7 ottobre rimanga sconosciuto, il team della missione ha appreso che un piccolo numero di essi è in cura e continua a soffrire di gravi disagi e traumi mentali. Nonostante gli sforzi concertati per incoraggiarle a farsi avanti, il team di missione non è riuscito a intervistare nessuno di questi sopravvissuti/vittime.

Il team della missione ha incontrato anche le famiglie e i parenti degli ostaggi ancora prigionieri, i membri delle comunità dei kibbutzim sfollati e i rappresentanti delle organizzazioni della società civile israeliana e del mondo accademico.

Le autorità nazionali israeliane hanno dovuto affrontare numerose sfide nella raccolta di prove per portare avanti le loro indagini.

Gli sforzi per raccogliere le prove sono stati ostacolati dalla limitata disponibilità di informazioni forensi, a causa dell’elevato numero di vittime e delle scene del crimine ampiamente disperse; un contesto di ostilità attive; la priorità delle operazioni di ricerca e salvataggio, così come il recupero, l’identificazione e la sepoltura dei defunti in conformità con le pratiche religiose, rispetto alla raccolta di prove forensi; la perdita di prove potenzialmente preziose a causa degli interventi di alcuni soccorritori volontari non addestrati; l’alterazione delle scene del crimine in alcuni casi, così come l’elevato numero di corpi colpiti da vasti danni da ustioni.

Il team della missione ha affrontato anche sfide specifiche nella raccolta e nella verifica degli episodi di violenza sessuale, tra cui: il limitato materiale forense raccolto professionalmente; le interpretazioni forensi imprecise e inaffidabili da parte di non professionisti; la disponibilità estremamente limitata di vittime/sopravvissuti e testimoni di violenze sessuali a causa, tra l’altro, dello sfollamento interno delle comunità colpite; la mancanza di fiducia pubblica e di fiducia nelle istituzioni nazionali e internazionali; la messa in discussione, da parte di alcuni, dell’attenzione ristretta della missione ai crimini di violenza sessuale, data la gamma di altri gravi crimini commessi il 7 ottobre e le sue conseguenze; e l’intenso controllo dei media sulle persone le cui testimonianze sono apparse di dominio pubblico, aumentando il trauma e i timori di stigmatizzazione sociale.

Sulla base delle informazioni raccolte, il team della missione ha riscontrato informazioni chiare e convincenti sul fatto che sono state commesse violenze sessuali, tra cui stupri, torture sessualizzate, trattamenti crudeli, inumani e degradanti nei confronti degli ostaggi e ha ragionevoli motivi per ritenere che tali violenze possano essere in corso nei confronti di coloro che sono ancora prigionieri. In linea con un approccio incentrato sui sopravvissuti/vittime, i risultati sono trasmessi in termini generici e non vengono rivelati i dettagli.

Nel contesto dell’attacco coordinato da parte di Hamas e di altri gruppi armati contro obiettivi civili e militari in tutta la periferia di Gaza, il team della missione ha riscontrato che ci sono ragionevoli motivi per ritenere che durante gli attacchi del 7 ottobre si siano verificate violenze sessuali legate al conflitto in diverse località, tra cui stupri e stupri di gruppo in almeno tre luoghi, ovvero: il sito del festival musicale Nova e i suoi dintorni, la Strada 232 e il Kibbutz Re’im. Nella maggior parte di questi episodi, le vittime, prima sottoposte a stupro, sono state poi uccise e almeno due episodi riguardano lo stupro di cadaveri di donne.

Il team della missione ha anche riscontrato uno schema di vittime, per lo più donne, trovate completamente o parzialmente nude, legate e uccise in diverse località. Sebbene sia circostanziale, tale schema può essere indicativo di alcune forme di violenza sessuale, tra cui la tortura sessualizzata e i trattamenti crudeli, inumani e degradanti.

In altre località, come il kibbutz Kfar Azza, sebbene le informazioni circostanziali possano indicare alcune forme di violenza sessuale, la missione non ha potuto verificare gli episodi di stupro riportati. Nel kibbutz Be’eri, il team della missione ha stabilito che i media avevano ampiamente riportato almeno due accuse di violenza sessuale che in realtà sono false. Tra queste il caso di una donna incinta, a cui qualcuno avrebbe squarciato il grembo prima di ucciderla, per poi accoltellarne il feto mentre era ancora dentro di lei.

Per quanto riguarda la base militare di Nahal Oz, l’équipe non è stata in grado di verificare un caso di stupro, né ha riscontrato un modello discernibile di mutilazioni genitali in soldati maschi o femmine, sebbene l’analisi forense abbia rivelato lesioni a diverse parti del corpo, compresi i genitali. Per quanto riguarda le mutilazioni genitali in generale, il team della missione non è stato in grado di stabilire un modello distinguibile.

Nel complesso, il team della missione ritiene che la vera prevalenza della violenza sessuale durante gli attacchi del 7 ottobre e le loro conseguenze, potrebbe richiedere mesi o anni per emergere e potrebbe non essere mai completamente conosciuta.

Il team della missione si è anche recato a Ramallah, nella Cisgiordania occupata, per ascoltare i punti di vista e le preoccupazioni dei funzionari palestinesi e dei rappresentanti della società civile in risposta alle accuse di violenza sessuale legate al conflitto ricevute dal mandato all’indomani degli attacchi del 7 ottobre, che avrebbero coinvolto le forze di sicurezza israeliane e i coloni.

Gli interlocutori hanno espresso preoccupazione per il trattamento crudele, disumano e degradante riservato ai palestinesi in detenzione, comprese varie forme di violenza sessuale sotto forma di perquisizioni corporali invasive, minacce di stupro e nudità forzata prolungata, oltre a molestie sessuali e minacce di stupro, durante le incursioni nelle case e ai posti di blocco. Queste informazioni integreranno quelle che altri enti delle Nazioni Unite hanno già verificato sulle denunce di CRSV a Gaza e nella Cisgiordania occupata, per inserirle eventualmente nel Rapporto annuale del Segretario Generale sulla violenza sessuale legata ai conflitti.

In termini di raccomandazioni, l’SRSG Patten incoraggia il governo di Israele a concedere l’accesso all’Ufficio dell’Alto Commissario per i Diritti Umani e alla Commissione Internazionale Indipendente d’Inchiesta sui Territori Palestinesi Occupati, compresa Gerusalemme Est e Israele a condurre indagini indipendenti a pieno titolo su tutte le presunte violazioni, per integrare e approfondire i risultati emersi dalla sua missione. Chiede ad Hamas di rilasciare immediatamente e incondizionatamente tutte le persone tenute in prigionia e di garantire la loro protezione, anche dalla violenza sessuale. L’SRSG invita inoltre tutti gli organi competenti, nazionali e internazionali, a consegnare alla giustizia tutti i responsabili, indipendentemente dal grado o dall’affiliazione, sulla base della responsabilità individuale, superiore e di comando. A questo proposito, estende il sostegno del suo Ufficio per rafforzare la capacità delle autorità nazionali.

Esorta inoltre tutti gli attori interessati a mantenere i più alti standard di integrità dell’informazione, compreso il rispetto della sicurezza e dei principi etici nel riferire i casi di violenza sessuale, dato il rischio che la retorica incendiaria e i titoli sensazionalistici facciano aumentare le tensioni, nonché la pressione mediatica e/o politica che aggrava il trauma e la stigmatizzazione dei sopravvissuti alla violenza sessuale.

Ribadisce la sua profonda vicinanza e solidarietà a tutti i civili colpiti dalla brutale violenza nella regione dopo gli attacchi del 7 ottobre e sollecita un ritorno sostenibile sulla via della pace.

 

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